L’assassino temeva di perdere il lavoro
MIRA. Ucciso nel sonno con una coltellata che – è quanto stanno accertando i carabinieri di Mestre – potrebbe essere stata premeditata nella notte, per mettere la parola fine a un rapporto che da settimane era diventato burrascoso. Saranno le successive verifiche dei militari del maggiore Antonio Bisogno a dire se il pubblico ministero Giorgio Gava contesterà o meno la premeditazione a Ionut Georgian Bejenaru, il romeno di 29 anni che venerdì mattina alle 5 ha sgozzato nel sonno il connazionale Gheorghe Suta, 37 anni, suo compagno di lavoro con il quale divideva un letto matrimoniale nel piccolo appartamento in via Mare Mediterraneo, a Porto Menai di Mira, assieme al cognato dell’omicida, sentito nell’immediatezza dai militari. Ieri c’è stato un nuovo sopralluogo dei carabinieri nella casa, alla ricerca di ulteriori elementi e riscontri.
Lo spettro del licenziamento. Alla base dell’aggressione, i rapporti di lavoro tesi tra i due, operai in sub-appalto alla Fincantieri. Suta era operaio specializzato con la mansione di tubista mentre Bejenaru era il manovale che lo aiutava, gli passava gli attrezzi, cercava di imparare. Ma il suo lavoro veniva continuamente contestato da Suta, che non lo riteneva adeguato. Tanto che, è emerso nelle ultime ore, la valutazione complessiva di Bejenaru non fosse per nulla positiva. Era in periodo di prova, ma sembra che gli fosse già stato annunciato in prospettiva il licenziamento, ovvero la mancata conferma del contratto. A pesare sul giudizio complessivo sul suo lavoro potrebbero essere state anche le valutazioni espresse da Suta, il suo capo. Tensioni, quelle tra i due connazionali, che si riverberavano anche nell’appartamento di Mira dove da qualche tempo si era trasferito Bejenaru e dove negli ultimi giorni c’erano stati parecchi litigi. L’ultimo giovedì sera, poche ore prima del delitto.
Una coltellata mortale. Suta è stato colpito mentre dormiva con un fendente al collo ed è morto dissanguato. Ieri mattina il pm Giorgio Gava ha conferito l’incarico per l’autopsia al medico legale Cristina Mazzarolo che ha iniziato subito l’esame sulla salma. Tra i quesiti posti dal sostituto procuratore, l’ora della morte e una valutazione sulla forza impressa per il colpo letale. L’autopsia ha confermato la ferita mortale al collo. Nel corso dell’esame, il medico legale ha effettuato alcuni prelievi. Entro 60 giorni arriverà la relazione sull’autopsia. Bejenaru ha agito con un coltello da cucina con lama in ceramica, ritrovato dai carabinieri in terrazzo e quindi sequestrato.
Davanti al giudice. Domani mattina l’omicida sarà davanti al giudice per le indagini preliminari Massimo Vicinanza per l’udienza di convalida in carcere a Santa Maria Maggiore. A difenderlo, gli avvocati Claudia De Martin e Marianna de’ Giudici. Sarà necessario l’intervento di un interprete visto che l’indagato non parla bene italiano. «Avevo paura che la mia vita fosse in pericolo», aveva detto il 29enne ai carabinieri subito dopo l’arresto, per poi zittirsi e non proferire più alcuna parola nel corso dell’interrogatorio davanti al pm, venerdì mattina. E con ogni probabilità anche domani Bejenaru sceglierà la strada del silenzio nell’attesa di concordare con i suoi legali la linea difensiva.
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