L’assalto dei parrucchieri cinesi “low cost”

L’ultimo appena aperto in via Carducci. Zabeo (Cgia): ancor più preoccupante l’abusivismo a domicilio
Agenzia Candussi. Descrizione: Parrucchiere "giulia" angolo via Carducci e Via Mazzini, Mestre.
Agenzia Candussi. Descrizione: Parrucchiere "giulia" angolo via Carducci e Via Mazzini, Mestre.

Un taglio per uomo? 8 euro. Con lavaggio di capelli, 10. Colpi di sole e piega? 25 euro. Permanente? 30. Dal nuovo parrucchiere Giulia, aperto pochi giorni fa all’ angolo fra via Carducci e via Mazzini, dove prima si trovava un negozio di borse, sono questi i prezzi per i “servizi” più comuni. Poco distante, sotto i portici della stessa via Carducci, le tariffe sono pressochè identiche, inferiori del 50-75% rispetto ai concorrenti italiani. Così succede anche in Corso del Popolo, in via Lazzari, in Riviera, in via Mestrina, in via Miranese e ovviamente in via Piave.

In queste zone, infatti, hanno alzato le serrande una decina di parrucchieri cinesi, i quali, a prezzi low cost, stanno conquistando una buona fetta di clientela italiane e straniera, creando non poco scompiglio fra gli acconciatori tradizionali. L’ultima apertura, appunto, è la parrucchiera Giulia che si trova a pochi metri di distanza da un altro salone gestito da cinesi. Come successo dunque con i bar, l’interesse degli imprenditori orientali s’è ora spostato. E, avverte un “collega” italiano, «fra qualche anno, quando i dipendenti prenderanno la qualifica e si apriranno una propria attività, l’80% dei parrucchieri a Mestre sarà gestito da cinesi».

La concorrenza, secondo gli acconciatori locali, sarebbe “sleale”, per più motivi. «Se possono permettersi certi prezzi» commenta una parrucchiera mestrina « i motivi sono molti. In primo luogo utilizzano prodotti scadenti, ecco perché i colpi di sole costano 25 euro, e non 70, come da noi, e una permanente 30 euro invece di 60. Poi tengono aperto tutti i giorni, per dodici ore al giorno, ed è difficile pensare che facciano turnare i dipendenti, i quali potrebbero lavorare massimo 8 ore al giorno. La domanda poi è: ma sono tutti in regola? Quando sono stati effettuati dei controlli, più di qualche salone è stato chiuso. Per restare a galla noi dovremmo guadagnare 450 euro al giorno, in pratica dieci tagli più piega. Difficile».

Per Paolo Zabeo della Cgia la situazione è da leggere in modo differente. «Se sono in regola con tutte le normative comunali e di settore, non abbiamo niente da dire» spiega«Se ci sono irregolarità vanno invece denunciate e perseguite. La loro attività però è visibile e dunque almeno teoricamente controllabile. Siamo molto più preoccupati, invece, dal fenomeno dell’abusivismo che con la crisi ha conosciuto una esplosione senza precedenti. Parrucchieri che hanno chiuso, o dipendenti che non vogliono lavorare sotto padrone, vanno ormai per le case a svolgere il servizio. Un comportamento sempre più diffuso».

Gianluca Codognato

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia