L’aspirante sindaco Jacopo Molina: «Rappresento la discontinuità»

MESTRE. Ha i capelli più corti rispetto alla foto nel suo manifesto elettorale, ma lo sguardo che punta avanti è sempre lo stesso: l’avvocato Jacopo Molina, candidato alle primarie di centrosinistra, ieri, tra i divanetti del Palco, ha esposto convinto i cento punti del suo programma, gli stessi che oggi alle 18 esporrà al pubblico al circolo “Due Portoni”.
«Non ho mai avuto paura di votare in disaccordo con il mio partito», ha esordito, «e la mia carriera di consigliere comunale lo dimostra. Ecco perché rappresento la discontinuità».
Per l'aspirante sindaco classe 1977 proprio l'esperienza a Ca' Farsetti è molto importante: «Sono giovane, ma so come funziona la macchina amministrativa e credo questo sia un punto a mio favore».
Sforbiciate. Non ha dubbi sulla composizione futura della sua squadra: nessun assessore della precedente gestione. «Servono due figure chiave: un assessore unico per cultura, turismo ed eventi e un altro per bilancio e partecipate. Proprio a riguardo dia Avm, Vela, Actv e Pmv ci sono troppi amministratori e dirigenti che si sovrappongono, meglio accorpare tutto in un'unica società con diverse divisioni. Basta anche con le erogazioni a pioggia: persino sul sociale servono più controlli e verifiche, al fine di premiare progetti e gruppi che davvero agiscono con qualità e competenza».
No al numero chiuso. In questa maniera il candidato spera di coprire almeno il 15% di quanto manca al bilancio. Idee chiare anche per la questione turismo, che secondo Molina non si può risolvere con il numero chiuso: «Rischieremmo solo di fare figuracce, meglio proporre una tessera unica, che comprenda trasporti, servizi e circuiti museali e che riesca ad attrarre anche gli escursionisti, magari ampliando l'offerta culturale a Mestre: l'M9 ora è una cattedrale nel deserto, nonostante tanti visitatori dormano negli alberghi della terraferma. Seguirà poi trasparenza assoluta, per far capire a tutti come verrano investiti questi soldi».
Altrettanto cristallino dovrà essere l'elenco degli immobili comunali, con un censimento online che specifichi lo stato dei lavori e delle assegnazioni.
Casinò. Molina affronta anche le questioni Casinò, quadrante di Tessera e Porto. La casa da gioco deve essere gestita da qualcuno con esperienza nel settore, magari creando intorno a Ca' Noghera un vero e proprio polo con alberghi e attrattive.
No alla seconda pista. «Save e il Marco Polo non hanno bisogno della seconda pista, quindi via libera allo stadio e all'ampliamento della zona casinò». Più complesso il discorso sull'Autorità Portuale, che «deve attenersi al Pat e non viceversa. Il Contorta mi sembra una soluzione miope, meglio portare le grandi navi (almeno quelle sopra le 50mila tonnellate, le altre possono continuare a passare per il canale della Giudecca) a Porto Marghera, nella prima zona industriale, che bisogna reinventare perché non diventi un dormitorio ma una vera città».
Sicurezza. Sul fronte sicurezza Molina vorrebbe invece sfruttare maggiormente la polizia locale, dando vita anche a posti di controllo interforze alla stazione di Mestre e in campo Santa Margherita. Infine, sul fronte abusivi, per il 37enne «basta la volontà di agire, non si tratta di una battaglia impossibile. Credere che il tema sicurezza sia appannaggio della destra è ridicolo, tutti hanno il diritto di sentirsi tranquilli a casa propria».
Infine il candidato si toglie qualche sassolino: «Vedo che idee e proposte che avevo lanciato mesi fa vengono ora riprese dai miei avversari alle primarie. Se vogliono unirsi a me la mia porta è sempre aperta. Ma che nessuno si aspetti giochetti di partito una volta passati per le urne: la squadra andrà scelta prima, e non saremo di nuovo ostaggio del 1,5% dell'Udc, come nel 2010».
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