L’Art Bonus sfonda anche a Venezia

Milioni di euro di contributi con le detrazioni fiscali per gli sponsor della cultura a Fondazione Cini e Teatro La Fenice
Dopo tre anni di vita l’Art Bonus decolla sensibilmente anche a Venezia, con molte imprese che hanno iniziato a sfruttare l’agevolazione fiscale introdotta dal governo per incentivare il mecenatismo culturale per finanziare interventi di manutenzione e restauro di beni culturali pubblici, ma anche di sostegno a istituti e luoghi della cultura pubblici, fondazioni lirico sinfoniche e teatri di tradizione.


Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha reso noto in questi giorni come il Veneto - dopo la Lombardia - sia la seconda regione italiana più “beneficiata” dall’Art Bonus, che prevede detrazioni fiscali sino al 65 per cento degli investimenti in cultura da parte di enti pubblici e privati e anche singole persone fisiche.


Una fetta importante di sponsorizzazioni - come documenta anche la tabella che pubblichiamo in questa stessa pagina- si è concentrata proprio su Venezia grazie all’Art Bonus.


A cominciare dalla Fondazione Cini che per il complesso di interventi di manutenzione e restauro previsti a San Giorgio per un importo di 12 milioni di euro, ha raccolto finora oltre un terzo della somma da una serie di imprese - oltre che di privati - che hanno usufruita della nuova agevolazione fiscale.


Anche la Fondazione Teatro La Fenice ha abbondantemente sfruttato negli ultimi due anni soprattutto i vantaggi offerti ai privati dall’Art Bonus, raccogliendo per la sua attività oltre 2 milioni e 300 mila euro di finanziamenti, di cui quasi un milione e 400 mila solo nell’anno, con la Fondazione di Venezia a fare la parte del leone, seguita dallo stilista Pierre Cardin, notoriamente innamorato di Venezia.


Lo stesso Comune di Venezia finanzierà il restauro del ponte dell’Accademia - partito da circa un mese - con i fondi assicurati dalla Luxottica di Leonardo del Vecchio, che usufruirà appunto dell’Art Bonus (anche se fino ad oggi solo 50 mila euro sarebbero stati erogati, in base ai dati del sito dell’Art Bonus).


Un’altra azienda che sta concretamente investendo su Venezia con le detrazioni fiscali per la cultura sono le Assicurazioni Generali, impegnate anche nel recupero delle Procuratìe Vecchie.


Già investiti con l’Art Bonus da Generali 520 mila euro nel progetto di restauro e risanamento dei Giardinetti Reali che sta realizzando la Venice Gardens Foundation e che ha un costo complessivo di 4 milioni e 300 mila euro, che dovrebbe essere interamente coperto dallo sponsor.


Sempre Generali hanno finanziato con lo stesso meccanismo fiscale, per conto della Fondazione Musei Civici, il restauro della Sala Moresca di Palazzo Reale, nelle Procuratie Nuove.


La stessa Fondazione Musei Civici ha sfruttato l’incentivo dell’Art Bonus anche per altri restauri, all’interno della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, con una società francese di moda come la Chanel (legati anche alla mostra dedicata a Coco Chanel nello stesso museo). Restaurata la scala del Meduna e l’intervento sul grande ciclo pittorico “Il poema della vita umana” di Giulio Aristide Sartorio con un investimento complessivo di 200 mila euro da parte dell’azienda francese. Presenti naturalmente anche interventi di importo minore legati all’Art Bonus, come i 12 mila euro stanziati dalla Save a favore delle Gallerie dell’Accademia per la pulitura del dipinto settecentesco di Pietro Longhi “Pitagora filosofo”. O come i 2 mila euro che un finanziatore che ha voluto mantenere l’anonimato ha investito per il restauro del Mappamondo a forma di cuore della Biblioteca Marciana. Anche il Conservatorio Benedetto Marcello, ha ricevuto fino ad oggi 60 mila euro con l’Art Bonus per il restauro della sede di Palazzo Pisani, con un costo di 415 mila euro per una serie di interventi.


Anche con erogazioni di privati, come il presidente dei Comitati privati internazionali di salvaguardia di Venezia Umberto Marcello Del Majno. Ma l’Art Bonus continua.


©RIPRODUZIONE RISERVATA


Argomenti:art bonus

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia