L’Arsenale diventa deposito del Mose
Un grande edificio, un megadepuratore per smaltire le acque inquinate e i metalli pesanti. Strutture industriali dove da due secoli si riparavano le navi, in una struttura unica in tutto il Mediterraneo. I Bacini dell’Arsenale sono in pericolo. E tra poco l’intera area Nord dello storico complesso potrebbe venire ulteriormente trasformata e compromessa. Precludendo per almeno un secolo l’uso dell’Arsenale alla città e alle attività tradizionali.
Il progetto del Consorzio Venezia Nuova per trasformare l’Arsenale nel centro di manutenzione delle paratoie del Mose va avanti. Riunione in commissione di Salvaguardia e un parere positivo espresso dalla Soprintendente Emanuela Carpani e dal dirigente del Magistrato alle Acque Fabio Riva.
«Decisioni già prese», hanno detto, «si va avanti». Stessa linea quella espressa dal commissario del Consorzio Venezia Nuova Francesco Ossola e dal direttore tecnico Hermes Redi. Il progetto è quello deciso qualche anno fa: trasformare l’area dell’Arsenale Nord nel cantiere per la gestione del Mose e la manutenzione delle paratoie. Una scelta strategica a cui molti si oppongono.
«L’Arsenale ha destinazione cantieristica e non di area industriale», dice l’urbanista Stefano Boato, rappresentante in Salvaguardia per il ministero dell’Ambiente, «e poi non c’è chiarezza su che fine faranno le 40-50 tonnellate di fouling per paratoia e l’inquinamento da zinco, con i limiti previsti dalle leggi per la laguna».
Ma quel che più conta è la prospettiva strategica. Approvando questo progetto l’Arsenale sarà definitivamente trasformato in area industriale. Dove saranno spostate le paratoie prelevate nelle bocche di porto periodicamente per la pulitura e la verniciatura. Perché non scegliere un’area più adatta e con meno vincoli monumentali e ambientali?
C’era disponibile l’area ex-Pagnan a Marghera di proprietà della Mantovani, di recente bonificata per il varo delle paratoie. Ma ci sono anche altre aree pubbliche, sempre a Marghera. Le attività in area industriale potrebbero far risparmiare sicuramente notevoli quantità di denaro rispetto agli investimenti necessari in Arsenale. «Ma molti investimenti sono stati già fatti», hanno replicato a una voce Ossola e Redi. I comitati per la difesa dell’Arsenale temono che questa scelta pregiudichi anche l’apertura alla città del complesso monumentale, ottenuta dal sindaco Orsoni nel 2012, trasformando in industria una parte di Arsenale. E annunciano un appello al capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda e al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio.
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