L’arcipelago degli hotel il futuro delle isole lagunari

San Clemente e Sacca Sessola alberghi di lusso, progetti in corso per altre realtà Le eccezioni illustri dei Lazzaretti con il progetto museo, i cantieri della Certosa

VENEZIA. Un arcipelago di hotel. Venezia è satura, e riparte la caccia al Resort in laguna. Ex conventi e isole abbandonate, molte di proprietà demaniale, messe all’asta per essere riconvertite in strutture ricettive. Due isole hanno fatto da battistrada e da qualche anno sono state riconvertite in albergo di lusso. San Clemente, ex ospedale psichiatrico, dismesso dall’Asl, sette ettari con verde e chiesa seicentesca. Oggi è proprietà del gruppo turco Permak, che l’ha affidata in gestione al gruppo Kempiski, quello degli hotel di superlusso a Pechino e San Moritz.

Hotel di lusso anche la vicina Sacca Sessola, ex ospedale pneumologico, fazzoletto di terra dal clima felice dove crescono gli ulivi. Qui ha comprato la banca Aareal, che l’ha affidata in gestione alla catena turistica Marriott. Il business funziona, anche se per raggiungere San Marco i turisti impiegano con la navetta tra i 15 e i 20 minuti. Destinata a diventare presto hotel anche la vicina isola delle Grazie, pure questa messa all’asta dall’Asl. L’ha acquistato il gruppo Stefanel. I restauri devono ancora partire, e il degrado provocato dal moto ondoso aumenta.

Tre ospedali trasformati in hotel. E altri potrebbero aggiungersene molto presto. La Cassa Depositi e prestiti sta cercando di piazzare anche altre isole demaniali. Come San Giacomo in Paludo, tra Murano e Burano, fino a qualche anno fa gestita dai Vas (verde Ambiente e società) con la Green cross international di Mickhail Gorbaciov. Qualche anno fa la sua trasformazione in isola della ricerca sembrava imminente, con la benedizione del premio Nobel Rita Levi Montalcini. Dopo campagne di scavo e di ricerca, è di nuovo abbandonata. Possibili hotel anche a Crevan, isola tra Burano e Treporti, già di proprietà dello scomparso imprenditore Giorgio Panto. Alberghi nascono anche a Murano, alle ex Conterie, progetti sono in corso per Sant’Angelo della Polvere, isola della Curia in canale Contorta, Tessera, Santo Spirito, gli ottagoni agli Alberoni. Santa Cristina, nella laguna Nord vicino a Burano, è di proprietà della famiglia Swaroski. La Certosa, parco pubblico aperto ai cittadini, ospita cantieri e darsena della società Vento di Venezia, San Servolo l’Università e i congressi.

Eccezioni illustri all’uso alberghiero sono i due Lazzaretti. Il Lazzaretto Nuovo, di fronte a Sant’Erasmo, ospita campi di ricerca e visite guidate a cura di Archeoclub, l’associazione di volontari guidata da Girolamo Fazzini. Che ha firmato una convenzione per la guardianìa dell’altro Lazzaretto, il Vecchio, aperto in questi week end e destinatario di cinque milioni di finanziamento dal ministero dei beni culturali per farne il Museo archeologico della laguna.

La rete dei due Lazzaretti potrebbe rappresentare un punto di eccellenza per la cultura e i musei. Ripercorrendo la storia dell’archeologìa lagunare e i tanti ritrovamenti che adesso non possono essere esposti al pubblico. Fermenti culturali e turistici in un arcipelago che conta tra grandi e piccole una cinquantina di isole. Una città diffusa unica al mondo.


 

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