L'Arci Gay "Brugnaro non si è rimangiato nulla: manifestazione il 5 settembre"

Doppio tweet del sindaco riapre la querelle, mentre Forza Nuova minaccia di "dar battaglia" al Pride
Il Gay Pride veneto 2014 a Venezia
Il Gay Pride veneto 2014 a Venezia


VENEZIA. Senza fine la querelle Gay Pride No, Gay pride Sì: mentre l'estrema destra di Forza Nuova minaccia di "dar battaglia all'eventuale varo di questa assurda pagliacciata", le organizzazioni Lgbt (lesbo, gay, bisex, transgender) con  associazioni per i diritti civili stanno organizzando una manifestazione per sabato 5 settembre, in campo Santa Margherita.

"Ci stiamo mobilitando per lo sdegno verso le dichiarazioni del sindaco su Pride e questioni Lgbt", commenta Mattia Galdiolo, dell'Arci Gay Veneto,  "per una manifestazione straordinaria sabato 5 settembre: un momento di protesta da parte di chi  prende seriamente i temi dei sentimenti e delle identità e non na fa argomento di un vergognoso tira e molla politico. Evidentemente la città di Venezia è molto più civile e attenta di quanto Brugnaro non pensasse, e le recenti dichiarazioni del suo sindaco non hanno fatto che renderci ancora più determinati nel portare avanti la nostra protesta. Brugnaro non ha rimangiato nessuna delle sue affermazioni, anzi prima si vorrebbe mettere in testa la corona di un Pride snaturato e folkloristico salvo poi cambiare idea a seconda di come gira il vento. Ma il Pride è una manifestazione importante di orgoglio e libertà per le persone LGBT e non sarà certo una vetrina per la ripulitura di facciata di Brugnaro".

"Non è che il sindaco un giorno vieta il Gay Pride e il giorno dopo, davanti alle critiche della stampa mondiale, cambia idea e lo organizza. Siamo chiaramente contenti che abbia ammesso il proprio errore, travalicando i suoi poteri di amministratore, ma che ora diventi un paladino del Pride è ridicolo", aveva commentato Galdiolo dopo le dichiarazioni di venerdì del sindaco: dopo aver detto a Repubblica "mai un gay Pride a Venezia, è una buffonata hitsch" - ripreso dalla stampa internazionale come già la querelle sui "libri gender" di favole - venerdì Brugnaro sembrava  aver cambiato rotta: "Benvenuto il Gay Pride, aperto agli eterosessuali, magari in Canal Grande e aperto dalla musica di Elton John". 

Nel continuo tira-e-molla, ieri il sindaco è intervenuto - come spesso gli piace - con due tweet, che hanno riacceso la polemica

e subito dopo

E pronto è arrivato l'annuncio della manifestazione di protesta.

 «Certamente questa vicenda, come la ferita aperta della censura dei 49 libri di fiabe anti-discriminazione nelle scuole», aveva già dichiarato Mattia Galdiolo, «dimostra che inaspettatamente Venezia è una zona calda dell’omofobia. Per cui, sì, c’è la possibilità concreta che il Gay Pride 2016 si svolga a Venezia, ma non certo perché ce lo dice il sindaco Brugnaro». Galdiolo è stato nel 2014 tra gli organizzatori del Gay Pride triveneto, che ha portato a Venezia 5 mila persone, in un clima di affermazione dei diritti civili per coppie e famiglie gay, lesbiche, bisex e transgender, ma anche di festa. Nell’aprire al Pride dopo le sue dichiarazioni dei giorni scorsi, venerdì il sindaco Brugnaro aveva anche annunciato il patrocinio del Comune al Queer Lion, il premio assegnato al film della Mostra che meglio affronta le tematiche Lgbt. «Ci fa naturalmente piacere che il sindaco ne abbia riconosciuto il valore culturale, confermando il patrocinio dato dalla precedente giunta», conclude Galdiolo, «ma poi scivola sul ridicolo quando sostiene che il Pride dev’essere aperto agli eterosessuali. Ovvio che lo sia, lo è da sempre: ma lo sa che quello di Venezia del 2014 è stato organizzato insieme all’Associazione partigiani, a studenti e organizzazioni non Lgbt? I diritti sono diritti».

«Il sindaco Brugnaro usa i sentimenti delle persone a suo uso e consumo: prima per porsi all’attenzione delle cronache vieta il Gay Pride a Venezia, poi lo “riammette” per salvarsi dalla figura vergognosa che ha fatto fare a Venezia in giro per il mondo. Rimane la censura dei 49 libri ritirati dalle scuole per l’infanzia, che suona grottesca dopo la lettera del Papa. Il sindaco chieda scusa a tutti, a partire dai bambini figli di coppie omosessuali di cui nega la storia. In tutto questo una cosa è chiara, non sa da dove iniziare a risolvere i problemi di Venezia». Così Camilla Seibezzi,  già delegata ai diritti civili e alla lotta alla discriminazione, con il sindaco Orsoni: è lei che ha voluto i 49 libri di fiabe anti-discriminazione nelle scuole dell’infanzia, fatti ritirare dal sindaco «con sollecitudine». «Si tratta di fiabe, per altro premiate in tutto il mondo, non di un progetto didattico: le maestre sono libere di leggerle o no ai bambini», commenta Seibezzi, «per questo è inaccettabile che il sindaco li sottoponga al giudizio di una commissione composta non si sa da chi. Inoltre, non sa - o fa finta di non sapere - che 78 maestre hanno partecipato a un corso di aggiornamento sulla discriminazione, scegliendolo liberamente tra altri e facendone il più seguito. La lettera del papa indica la via del dialogo e non della negazione di ciò che è diverso, in coesistenza pacifica nel rispetto della dignità di ognuno. il sindaco e il governo non hanno più scuse».

Poi i tweet di sabato a riprire la querelle, dopo che contro l'apertura di Brugnaro era intervenuta anche l'organizzazione di estrema destra Forza Nuova, minacciando interventi: "Il sindaco di Venezia, autore di una eclatante quanto patetica marcia indietro, ha smentito se stesso, proprio all'indomani della coraggiosa presa di posizione nella quale affermava : " Mai il Gay Pride nella mia Venezia ".Concede, dunque, Canal Grande e Patrocinio alla parata del "cattivo gusto". Forza Nuova è pronta a vigilare e dar battaglia all'eventuale varo di questa assurda pagliacciata". Toni da scontro, su un tema che molti paesi europei hanno già risolto da tempo, prevedendo unioni civili e pieno riconosicmento per e famiglie omogenitoriali.

 

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