L’appello da Venezia della famiglia Solesin: «Fateci seguire il processo del Bataclan con la web-radio»
I genitori e il fratello della ricercatrice uccisa nell’attentato del Bataclan e la lettera inviata a Macron. “La radio criptata per seguire le udienze non funziona fuori dalla Francia”
VENEZIA. “Permetteteci di seguire le udienze del processo con la web radio anche fuori dalla Francia”. E’ questo il senso della lettera appello inviata al presidente francese Emmanuel Macron dai familiari parti civili nel processo in corso a Parigi per gli attentati terroristici del 13 novembre del 2015 a Parigi. La lettera è stata firmata anche dai genitori e dal fratello di Valeria Solesin, la ricercatrice veneziana uccisa a 28 anni nell’attentato del Bataclan. Le parti civili l’hanno scritta perché, per molti di loro, seguire tutte le udienze del processo è impossibile.
E’ Luciana Milani, la mamma di Valeria, a spiegare il senso della lettera a Macron: “Per consentire di seguire il processo a chi non può essere in aula è stata creata una web radio criptata, ma la web radio non funziona fuori dalla Francia e per noi famigliari invece sarebbe importantissimo poter assistere allo sviluppo del processo. Io stessa sono stata a Parigi per un mese, sono tornata da pochi giorni. Potrei seguire le udienze con la web radio ma dall’Italia, così come dagli altri Paesi che non sono la Francia, non è possibile. Per questo insieme a mio marito e a mio figlio abbiamo deciso di condividere questo appello, scritto in modo garbato, al presidente della Repubblica Macron”.
La lettera inizia così: “Signor Presidente della Repubblica. Siamo tedeschi, americani, inglesi, cileni, scozzesi, spagnoli, irlandesi, italiani, marocchini, turchi o francesi residenti fuori dal territorio metropolitano. Siamo tutti vittime degli attentati del 13 novembre 2015. Siamo sopravvissuti agli attacchi. Abbiamo perso un genitore, un fratello o una sorella, spesso un figlio. Come parti civili, volevamo più di ogni altra cosa seguire il processo di questi attacchi”.
Nonostante l’annuncio di un intervento per risolvere la situazione nel gennaio del 2022 - si legge nella lettera-appello - nulla è stato fatto. E dopo più di cento giorni di dibattito, e in vista delle ultime udienze che precederanno la sentenza di fine giugno, i firmatari chiedono che la web-radio possa essere accessibile anche dall’estero. Per dare a tutti la possibilità di partecipare. “Questo processo è anche nostro e ora chiediamo, come ogni parte civile”, si conclude la lettera appello firmata dalle parti civile, “di poter seguire integralmente gli ultimi mesi di questa udienza”.
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