L’antico Tombello della gronda lagunare e la guerra del latte tra mestrini e veneziani

Mappe e documenti inediti del ’500 trovati in Archivio di Stato e Patriarcato diventano spunto per un libro storico sui luoghi che vanno dai Pili all’aeroporto 

Tombello, San Martino di Strada, Terzo, Paliaga. Toponimi perduti nel tempo e che oggi corrispondono alla vasta area di terraferma che va dai Pili, fino ad Altino, passando per i terreni di gronda che oggi corrispondono anche alla pista del grande sviluppo dell’aeroporto Marco Polo di Tessera.



Una ricerca lunga due anni, nata dal ritrovamento nel 2013 da parte dello storico Stefano Sorteni di una mappa, che raffigurava il Tombello di Mestre, ha stimolato la curiosità. Lionello Pellizzer con l’associazione di ricerca storica “Terra Antica”, per l’occasione anche casa editrice, pubblica ora il volume “I Certosini, i Morosini e il Patriarcato di Venezia”. Un tuffo nel passato, per capire anche le origini della rivalità tra veneziani e mestrini.



«Vogliamo rianimare il dibattito culturale, arrivando fino a Treviso ed Altino per raccontare con mappe e documenti inediti la storia della gronda lagunare», dice Gabriele Scaramuzza di Terra Antica. «I punti di partenza sono la mappa del Tombello e il catastico del 1780 di Tomaso Scalfuroto. Ho cercato materiali all’Archivio di Stato e negli archivi parrocchiali del Patriarcato andando alla ricerca delle tracce delle proprietà dei Morosini e dei frati Certosini, dei Priuli, di San Cipriano», racconta Lionello Pellizzer, ex consigliere provinciale.

Dai documenti esce di tutto: lo scavo del canale Osellino tra il 1507 e il 1515; la gestione dei fossi; la transumanza del bestiame che arrivava dai monti; episodi di esondazione lunghi 16 mesi. Con le mappe, Pellizzer pensa di aver individuato i confini del Tombello. «In un testamento si parla di un canale Coreglio che è quello che oggi separa l’isola di San Giuliano dal omonimo canale», dice. «L’isola di San Zulian aveva una torre bellissima, confine tra il territorio del Dogado e il Trevigiano. Assieme alla torre di Marghera segnava il confine. Nel Trecento c’era un argine che andava da Bottenigo a Marghera. Sopra oggi ci sarebbero i depositi dell’Agip e i Pili». I terreni oggi del sindaco.

Documenti e mappe della terraferma, prima del 1337, quando finisce sotto la Serenissima, sono studiati da Pellizzer. «Come dice lo storico Sergio Barizza, i veneziani l’hanno comprata e non conquistata», precisa. Nelle campagne di gronda c’erano pure tre traghetti, Punta Passo, Tessera e Tombello, attivi fino al 1740 per i commerci con Venezia. «Rispetto alla Riviera del Brenta, ricca di ville, questi territori erano produttivi e, nonostante le paludi, si scavavano canali e fossi con opere che erano impegni precisi. Chi non faceva veniva cacciato».

I documenti raccontano di tante liti, tra proprietari ma anche tra terraferma e Serenissima. Conflittuali fin da allora. Pellizzer racconta la “battaglia del latte”: «Per vendere il latte si passava sotto la corporazione dei pestrinieri, che volevano un dazio di due ducati l’anno dai lattaioli. Così pagavano la galea per le guerre di Candia. I lattaioli di terraferma pagavano il dazio, ma per i divieti c’erano liti furibonde: non potevano sostare sui ponti e il latte era contingentato». —


 

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