"L'amore per Venezia mi ha regalato un lavoro"

Marco Valmarana, 28 anni, di Murano ha iniziato per gioco a postare su Instagram. Ora gestisce le pagine social di otto alberghi sparsi in Europa, compreso il Cipriani

VENEZIA. «Si dice che le opportunità per i giovani, a Venezia, siano poche. Per me è vero il contrario. Anche grazie alla mia città lavoro, oggi, nel mondo dei social. Serve passione, curiosità e poi le occasioni capitano. Venezia è un piccolo mondo dove viene il mondo intero».

Marco Valmarana, 28 anni, è nato a Murano. I banchi di scuola non facevano per lui. Così, terminati gli studi, è riuscito a trasformare la sua passione per la fotografia in un lavoro. Per i veneziani iscritti a Instagram, Marco Valmarana (o meglio, @marcovalmarana) è una celebrità. Sono più di 37 mila i suoi follower, e migliaia sono i post con foto della sua città dove, come dice lui stesso, «ho lasciato il cuore».

Già perché Marco, nel frattempo, si è fatto notare e ha fatto strada. Da instagramer a influencer, adesso vive e lavora a Milano.

Partiamo dalla fine. Qual è il suo lavoro?

«Da ottobre 2017 sono social media executive per la catena di alberghi Belmond. Gestisco le pagine social media degli 8 alberghi sparsi in Europa, compreso il Cipriani di Venezia. Il mio obiettivo è alzare la qualità dei contenuti nei canali ufficiali di Instagram e Facebook. Sono scatti descrittivi, di “lifestyle”, non da semplice brochure. La novità di quest’anno sono le stories su Instagram, uno strumento per far sentire partecipi i follower».

Riavvolgendo il nastro, come si è avvicinato a questo mondo?

«Io a scuola ho sempre fatto fatica. Dopo varie bocciature, mi sono trasferito dal liceo scientifico all’artistico. Una scelta vicina alla mia sensibilità, che mi ha cambiato la vita. Lì ho imparato a usare la geometria descrittiva, a comporre le immagini con un senso logico. Poi, per curiosità, ho preso in mano la mia prima macchina fotografica Era una macchina analogica di mio padre. Ricordo che verso la fine del liceo me l’ha prestata. Ho scattato per un mese, senza accorgermi che il rullino non era inserito. A 18 anni ricevo la mia prima reflex. Per divertimento, inizio a fare foto ai miei amici e ai matrimoni. Poi nel 2012 nasce Instagram: mi incuriosisco fin da subito, anche grazie ai miei studi».

Cioè?

«Finito il liceo, volevo iscrivermi ad architettura o design. Non sono riuscito a passare i test di ammissione, così ho scelto comunicazione grafica allo Iusve. Lì ho imparato l’importanza della comunicazione e a usare i software. Così ho cominciato a postare su Instagram: foto di una Venezia “local”, non turistica, vissuta da un ragazzo normale. Così ho iniziato la mia collaborazione con il portale “Venezia da Vivere”, una tappa fondamentale per la mia crescita. Fino al 2014».

Che succede, poi?

«Ricevo una mail dallo staff di Instagram: “sei nella lista degli utenti suggeriti”. Mi avevano notato. Nel giro di due settimane, i miei follower da 1.500 diventano 30 mila. Non capivo nemmeno cosa stesse succedendo, il mio telefono esplodeva. A quel punto, mi contattano una serie di brand (Easy Jet, Land Rover, Coca Cola, Mont Blanc) per chiedere delle collaborazioni come influencer. È una bella responsabilità, sapere che una foto in un post può raggiungere 37 mila persone. Enorme, soprattutto perché nei social sembrano tutti ricchi e famosi. Instagram crea nei giovani la “Fomo”, che sta per fear of missing out. Cioè: la paura di essere tagliati fuori. Si rischia di creare squilibri psicologici. Infatti nelle mie foto c’è anche la vita quotidiana di un ragazzo normale, che fa le sue esperienze, passa le domeniche in famiglia. I miei modelli sono i miei amici».

Il tema centrale delle sue foto è Venezia. Una dichiarazione d’amore?

«Vero, infatti qui è facile fare belle foto. Al tempo stesso è facile diventare banali. Sta a me raccontare una realtà diversa dalla città cartolina mordi e fuggi. Mi ha sempre aiutato avere amici e contatti. Ho sempre trovato spunti e occasioni dai cittadini di Venezia. E poi il mio occhio si è formato con la sua bellezza».

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