Laminatoio di Fusina in vendita. «Futuro a rischio per l’Alcoa»
I sindacati dei metalmeccanici, preoccupati per il nuovo piano di riorganizzazione internazionale della multinazionale, chiedono un incontro urgente al Ministero. A rischio 300 dipendenti a Porto Marghera
PORTO MARGHERA. Al momento non c’è nulla di ufficiale, tranne la comunicazione dell’azienda ai sindacati veneziani di non meglio precisate «visite in loco» di soggetti interessati alla possibile acquisizione del Laminatoio di Fusina della multinazionale americana Alcoa che dal prossimo ottobre di sdoppierà in due società distinte.
Preoccupati per l’incertezza sul futuro dell’ultima unità produttiva dell’Alcoa in Italia, i segretari dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil veneziane – Antonio Silvestri, Stefano Boschini e Diego Panisson – hanno scritto al ministero dello Sviluppo Economico con la quale chiedono un «incontro urgente per discutere del percorso di riorganizzazione avviato dall’Alcoa» nel sito di Fusina.
Ipotesi vendita. Nella loro lettera i sindacalisti veneziani informano il ministero dello Sviluppo Economico che «la direzione aziendale ha recentemente comunicato l’avvio di un percorso che potrà concretizzare la vendita a terzi dell’unità produttiva» e fanno presente altresì al ministero che «tale decisione viene assunta in una fase di contrazione degli ordinativi di lavoro e dei risultati economici, in un contesto di modifica dell’assetto societario che corre il rischio di mettere in discussione il sito di Fusina che occupa 300 lavoratori».
Il colosso. Alcoa (Aluminum Company of America) ha la sede centrale a Pittsburgh negli Usa ed è subentrata nel 1995 (sborsando appena 220 milioni di euro) allo Stato italiano nella proprietà degli stabilimenti dell'ex Alumix-Efim esistenti in varie regioni italiane con migliaia di dipendenti. Fino al 2009 ha usufruito di un rimborso sul prezzo dell'energia molto alto in Italia, poi sanzionato dalla Commissione europea come aiuto di Stato.
Chiusure. Da quando è arrivata in Italia, Alcoa ha progressivamente chiuso stabilimenti e uffici a Feltre, Bolzano, Ferrara, Latina, Modena, Mori (Tn), Spinetta Marengo (Al), Frosinone, Volpiano e Porto Vesme e Iglesias in Sardegna. A Venezia, dopo la chiusura del Primario di pochi anni fa, è sopravvissuto solo il vicino Laminatoio di Fusina che da 800 dipendenti che aveva ora ne conta meno di 300 dipendenti diretti.
Super profitti. Il mese scorso il colosso americano dell’alluminio, dopo aver reso noto di aver raggiunto risultati trimestrali ben al di sopra delle aspettative (fatturato di 5,3 miliardi di dollari, utili di 15 centesimi per azione, rispetto ai 9 delle previsioni degli analisti), ha confermato che entro l’autunno nasceranno due società distinte, entrambe quotate in Borsa a Wall Street: la prima, che manterrà il nome Alcoa, si concentrerà sulla produzione di bauxite e alluminio, e avrà 17mila dei 60 mila dipendenti del gruppo. La seconda si chiamerà Arconic, avrà 43 mila dipendenti alle dipendenze dello stesso Kleinfeld (che invece rinuncerà alla guida operativa dell’Alcoa, mantenendo solo la presidenza per un breve periodo) e si occuperà di turbine a gas, ingegneria di precisione, costruzioni, trasporti commerciali, attività aerospaziali e hi tech.
Riorganizzazione. Dall’Arconic, quindi, dipenderanno le scommesse industriali più innovative e sulle quali di concentreranno le aspettative di Wall Street, ma questo non significa che per il Laminatoio di Fusina il futuro sia garantito. A pesare nella riorganizzazione c’è il fatto che Alcoa, oltre a quello di Fusina, ha grandi stabilimenti in Europa (Germania, Olanda, Ungheria) e anche in Arabia Saudita con annessa centrale termoelettrica.
Il piano. Il piano di riorganizzazione societaria internazionale di Alcoa, prevede che la proprietà dello stabilimento veneziano di Fusina resterà ad Alcoa, la quale però affitterà gli immobili ad Arconic, alla quale passerà anche la quasi totalità dei dipendenti attualmente occupati. Stando a quanto ha comunicato la multinazionale nell’ultima riunione del Comitato aziendale Europeo, il passaggio dei dipendenti di Fusina tra le due società avverrà senza interruzione del rapporto di lavoro, mantenendo tutti i diritti e le retribuzioni in essere.
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