L’amico muore in moto, lui si spara
VITTORIO VENETO. Si è seduto a tavola con i genitori, per il pranzo di Pasqua, sereno. Dopo poche ore, era riverso a terra in giardino, con un fucile accanto. È bastato uno sguardo della vicina di casa per capire che Giulio Milacic, 17 anni appena, aveva deciso di farla finita sparandosi con l'arma regolarmente detenuta dal papà, gettando nello sconforto i familiari, tantissimi amici, tutta la comunità di Carpesica, la piccola frazione di Vittorio Veneto.
Il ragazzo soffriva di disturbi depressivi, ma pare che la causa scatenante del suo estremo gesto sia stata la notizia della morte di un suo carissimo amico, il 17enne Patrick Breda di Codognè, deceduto la sera prima in un incidente stradale. Giulio aveva lasciato la scuola un anno fa, e ora lavorava alla Ormet di Colle Umberto. Sui social era una star: aveva 26 mila followers su Instagram, dove pubblicava aforismi, storie, pensieri di un ragazzo di 17 anni con una sensibilità fuori dal comune. Il suicidio risale a qualche minuto prima delle 18 di domenica. A notare il corpo del ragazzo nel giardino della casa di famiglia, in via Giardino, è una vicina, che chiama immediatamente il papà del ragazzo, Stefano, e la mamma, Luisa. I soccorsi, per quanto tempestivi, sono inutili. Sul posto ambulanza e auto medica, ma il cuore di Giulio ha già smesso di battere: gli è stato fatale un solo colpo di fucile, sparato a brevissima distanza al petto dopo essersi allontanato per pochi istanti dai genitori, che non sospettavano di nulla. A Carpesica sono arrivati anche i carabinieri di Vittorio Veneto: al momento, non è stato trovato alcun biglietto lasciato come motivazione del gesto. Secondo gli amici più stretti, però, ci sarebbe un episodio concreto ad averlo convinto a imbracciare il fucile del padre, e rivolgerlo contro se stesso: lo choc per la morte dell'amico Patrick. Entrambi avevano frequentato l'Ipsia di Vittorio Veneto con scarso entusiasmo e poi avevano iniziato a lavorare, entrambi erano appassionati di motori e frequentavano gli stessi locali. Giulio, più introverso dell'amico, era rimasto pietrificato sabato sera, quando aveva appreso dello schianto costato la vita a Patrick. Immaginare un futuro senza di lui, per una personalità così fragile, era un peso insostenibile: al momento è questa la spiegazione più plausibile, ma non l'unica.
«La goccia che ha fatto traboccare il vaso» ha detto ieri un amico, sapendo che da tempo Giulio lottava contro un male oscuro e implacabile. Di Giulio tutti ricordano i modi gentili: «Mai ci saremmo aspettati una cosa del genere», racconta una vicina «lui era molto discreto, salutava sempre. Mamma e papà sono entrambi di queste zone, nonostante il cognome, e lui era figlio unico. Siamo rimasti tutti sorpresi». Tra i vicini di casa, anche l'ex eurodeputato Giancarlo Scottà: «Ho visto Giulio l'ultima volta un mese fa. Stavo lavorando in giardino, mi ha salutato e mi ha chiesto come andava, era molto tranquillo. Di solito i ragazzi della sua età non mi chiedono nulla, lui invece era molto interessato alla mia esperienza. Ne conservo un bel ricordo, e tutto quello che è successo mi sembra assurdo e crudele».
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