«Laguna destinata a scomparire»

CAORLE. Laguna di Caorle e porto Falconera: due realtà destinate a morire e salvabili solo grazie al riallagamento di Valle Vecchia e alla riapertura dei canali principali. Negli ultimi mesi la questione riguardante il progetto di riallagamento per l’area di Valle Vecchia è stata al centro delle polemiche soprattutto da quando, lo scorso giugno, il presidente Zaia ha deciso di chiudere definitivamente questo capitolo rimasto aperto da ormai troppo tempo con esorbitanti costi per la realizzazione di progetti finiti nel cassetto. Favorevoli ma allo stesso tempo contrari sono da sempre i Verdi che se da una parte sostengono il riallagamento per motivi ambientalistici, dall’altra lo rifiutano tacciando di speculazione la decisione presa dall’allora presidente Giancarlo Galan in accordo con il Comune di Caorle. Il riallagamento, per ora, non ci sarà, così come deciso dalla giunta regionale, ma a pagarne il prezzo più salato sarà la laguna.
«È destinata a scomparire», spiega il pescatore Dionisio Crosera, «purtroppo dalla storia dovremmo sempre imparare qualcosa, ma spesso vogliamo ignorarla e il risultato è questo: negli ultimi cinquant’anni, il livello dell’acqua in Porto Falconera è passato da 14 metri a poco meno di un metro e mezzo». Era ancora in essere la Repubblica Serenissima, infatti, quando il Procuratore di Portogruaro scrisse al magistrato delle acque per suggerire che mai, in futuro, si sarebbero dovute chiudere le tre foci principali che creavano un circuito delle acque nella laguna di Caorle: il Nicesolo, l’Alberoni e quello dei Lovi, in ognuno dei quali, però, è stata invece predisposta una chiusura alla foce.
«È necessario ridare vita a quel circuito di flussi d’acqua» continua Crosera «e se il progetto del riallagamento della Valle è utopico per i costi esorbitanti previsti, almeno si potrebbe pensare a piccoli interventi meno onerosi che ripristinino le correnti. Ormai i fondali sono troppo bassi e melmosi anche per la pesca. L’inquinamento delle acque di cui spesso è vittima il settore ittico può derivare da questo problema e, a differenza delle località vicine, a Caorle anche il settore dell’ittiturismo e del pesca turismo non danno segni di voler decollare. La speranza è che almeno il sindaco Brugnaro in qualità di magistrato alle acque, si possa attivare per salvarla».
Gemma Canzoneri
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