L’aeroporto di Tessera, da sessant’anni la porta del cielo sopra Venezia
TESSERA. Compie sessant’anni l’aeroporto Marco Polo di Tessera. La posa della prima pietra avvenne il 29 marzo 1958 alla presenza dell’allora Patriarca Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII.
L'inaugurazione dell'aerostazione avvenne il 31 luglio 1961. Da allora l'aeroporto di Venezia non è più il Nicelli del Lido, ma il grande aeroporto dell’entroterra mestrino. Un libro, “L’aeroporto di Venezia, 60 anni di crescita”, voluto dal gruppo Save, ne racconta l’evoluzione graduale ma inesorabile, come il tempo che passa.
Oggi il Marco Polo è il terzo scalo strategico italiano. Pochi giorni fa è stato festeggiato l’undicimilionesimo passeggero. Per il 2025 si pensa di arrivare a 16 milioni e ai 20 milioni entro il 2040.
L’aeroporto dei veneziani con gli investimenti del primo Masterplan, e il secondo in elaborazione, della Save di Enrico Marchi sta assumendo le caratteristiche di una “città aeroportuale” con migliaia di posti di parcheggio, un futuro albergo fronte darsena, nuovi tapis roulant per agevolare gli spostamenti, trolley alla mano, di milioni di turisti.
Ma l’aeroporto era nato nel 1958 sui terreni fangosi delle barene, su cui, con scavi e marginamenti, ha preso vita il cantiere, gestito con il consorzio per lo sviluppo delle comunicazioni aeree delle Venezie. Alla posa della prima pietra, il Cardinale Roncalli benedisse il futuro aeroporto, “affinché sulle vie dei cieli si rinnovi la gloria dei vessilli di San Marco e d’Italia”.
Ad applaudirlo anche gli abitanti di Tessera, paese legatissimo all’agricoltura. Nel 1960 l’asfaltatura delle piste. L’anno dopo l’inaugurazione.
L’aeroporto divenne una porta verso il mondo e una attrazione popolare: l’aerostazione era piccola ma sulla terrazza e ai bordi delle piste, alla domenica, una folla di curiosi, e tantissimi bambini, andavano a vedere gli aerei. I passeggeri scendevano dalle scalette e a piedi, con le valigie pesanti, da portare a mano, andavano in aerostazione.
Nel 1974 arriva il primo Jumbo. Le foto storiche scorrono: donne e uomini fumano indisturbati; i varchi di sicurezza sono un semplice passaggio. Scene lontanissime. La tragedia delle torri gemelle ha cambiato le nostre vite, imponendo standard di sicurezza all’epoca impensabili.
Al suo posto, di quegli anni, oltre alla lapide di Roncalli, resta la freccia che indica l’aeroporto dalla rotatoria sulla Triestina. Gli ammodernamenti dagli inizi degli anni Novanta diventano una costante: si aggiungono sale, si ampliano quelle esistenti, arrivano i primi bus di trasporto, cambiano le dotazioni tecnologiche. Arrivano i trasporti cargo: dalla pista su un Antonov il “Moro di Venezia”, vola con l’equipaggio per partecipare all’America’s Cup. Passa per Venezia anche il Concorde.
La nuova aerostazione prende vita tra 1997 e 2001 con il grande cantiere, voluto dall’allora presidente Save Gianni Pellicani, il “doge rosso” che intuì il grande potenziale dell’aeroporto di Venezia e garantì gli investimenti. La privatizzazione è del 2002. L’architettura della nuova aerostazione è nel segno di Giampaolo Mar, che si ispirò alle Gaggiandre dell’Arsenale, sancendo un legame indissolubile tra terra, acqua, e cieli.
Quel legame resta intatto oggi : il Marco Polo diventa una città. Nel 2002 l’aerostazione era di 60 mila metri quadri; alla fine dei cantieri, voluti da Marchi, si estenderà su 140 mila metri quadrati. —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia