Ladro di vaporetto libero per la legge svuotacarceri
È tornato libero, con il solo obbligo di non mettere piede nel Comune di Venezia, Imer Tosca, il giovane kosovaro che sabato notte - ubriaco fradicio - non trovando battelli in servizio per il Lido, ha pensato bene di rubare un vaporetto Actv agli ormeggi all’Arsenale, mandandone alla deriva altri tre.
Così ha disposto, ieri, la giudice per le indagini preliminari Roberta Marchiori, dopo l’interrogatorio di garanzia dell’uomo, che ha ammesso le proprie responsabilità, giustificandosi con il troppo alcol ingerito: «Ho trovato una levetta nera, l’ho girata e si è messo in moto», ha detto. Tosca, 28 anni, era stato arrestato dagli agenti delle Volanti dopo l’allarme dato dalla centrale operativa di Actv - allertata dal tracciato del tutto anomalo del Gps di bordo - e un inseguimento durato fino a San Nicoletto, quando il mezzo della Polizia è riuscito ad affiancare il vaporetto, lanciato nella sua folle contro corsa contro alcune paline - divelte nell’impatto - e contro un altro mezzo Actv che aveva tentato un abbordaggio, venendo però speronato.
La giudice è stata “costretta” a scarcerare l’uomo, in applicazione del decreto svuota-carceri del governo, che - in caso di arresti e carcerazione preventiva - impone il ricorso ai domiciliari al posto della cella, qualora si sia davanti ad un reato che sarà puntito con una pena inferiore ai tre anni. A parte, l’anticipo di giudizio al quale sono costretti i giudici per ipotizzare pene a fronte di processi non ancora istruiti, la norma ha evidenziato anche una “voragine” applicativa sinora non sanata dal governo o dal Parlamento: se una persona - come non caso di Imer Tosca - non ha un domicilio, ma è senza fissa dimora, non può evidentemente andare agli arresti domiciliari e, dunque, viene scarcerato, con limiti alla sua libertà molto meno restrittivi, come l’obbligo di stare lontano dal comune di Venezia. Circostanza nella quale si può trovare anche una persona allontanata dalla famiglia per violenza sessuale o maltrattamenti, ad esempio. Analogo controsenso - forse ancor più grave, perché riguarda arrestati con precedenti - è già stato evidenziato dai giudici davanti all’arresto di persone che hanno commesso reati dopo essere evasi dagli arresti domiciliari: una norma in vigore prevede che debbano andare in carcere e non possano più godere dei domiciliari, ma quella più recente - se hanno commesso reati punibili con meno di 3 anni, come in alcuni acsi di spaccio - prevede appunto l’obbligo di arresti domiciliari, escludendo il carcere. Soluzione? Non potendo finire in cella in attesa di giudizio, vengono liberati con semplice obbligo di stare altrove.
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