L’addio in chiesa a Lovisetto l’invito a fermare la violenza

Musile. Il dolore dei parenti e degli amici che non hanno voluto mancare ai funerali di “Sandron” ucciso con una coltellata da Silvano Maritan, al termine di una tragica lite in centro a San Donà
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - MUSILE DI PIAVE - FUNERALE DI LOVISETTO A CROCE DI MUSILE
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - MUSILE DI PIAVE - FUNERALE DI LOVISETTO A CROCE DI MUSILE

MUSILE. In una giornata grigia e malinconica, la comunità di Croce di Musile ha dato l’ultimo saluto ad Alessandro Lovisetto, il 53enne originario di via Bosco nella piccola frazione di Musile, morto in una tragica lite all’arma bianca con l’ex boss della mala Silvano Maritan. Il feretro di Lovisetto è stato accolto ieri pomeriggio nel cuore della frazione dai tanti amici e conoscenti raccolti in preghiera e poi in silenzio nel corso della messa. Si sono dati appuntamento nella chiesa parrocchiale, gremita tra le piccole navate, come sul piazzale antistante. Anche i residenti che non lo avevano conosciuto hanno voluto partecipare per dare un segno.

C’erano i tre figli, le sorelle, i nipoti e tutto il resto della numerosa famiglia davanti all’altare, dove il parroco, don Michele, ha celebrato le esequie, recitando l’omelia con le parole della parabola del buon samaritano. Ha così voluto porre l’accento sull’importanza della misericordia nei rapporti umani. «La violenza genera violenza», ha detto il sacerdote, «e la violenza è lo scandalo della misericordia». Parole solenni, risuonate tra le navate della chiesa in cui la tensione dei giorni scorsi è stemperata nel dolore, la commozione, anche la nostalgia per la perdita di una persona cara.

Uno dei tre figli, Daniel, che Lovisetto aveva adottato come un vero papà, ha letto una lettera e ricordato la figura paterna, Alessandro come suo riferimento nella vita, ma soprattutto ha voluto affermare come l’amore che ha lasciato in lui e nella famiglia, con gli altri fratelli Sara e Ugo, sarà quello che davvero resterà di lui ora che non c’è più. In lacrime, le sorelle Carmen, Fernanda, Vanna, poi tutti i nipoti che hanno perso per sempre il loro Alessandro, “Sandron”, come lo chiamavano gli amici per la mole.

E commossi erano anche i tanti amici, soprattutto quelli dell’infanzia, che avevano vissuto gli anni più belli a Croce. Lovisetto aveva commesso degli errori in gioventù, ma aveva dato una svolta alla sua vita, lavorato, costruito una famiglia e nuovi rapporti. Adesso, dopo l’ultimo saluto, l’addio straziante al cimitero di Croce, resta il ricordo genuino e vero di un padre, un fratello, un amico, un compagno, quello che deve rimanere cercando di dimenticare la tragedia che ha sconvolto tutto il Basso Piave.

Giovanni Cagnassi

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