L'accusa: «Discriminata sul lavoro perché malata»
MESTRE. Nessuna telefonata, nessuna mail, nessuna comunicazione. Ambra Maggia, 46 anni, ha capito da quel silenzio di aver perso il lavoro che svolgeva dal 2012 e che la stava anche aiutando a svagarsi dal pensiero della sua malattia, la sclerosi multipla, scoperta nel 2004. Quella di Ambra, secondo la diretta interessata, appoggiata dallo sportello disabili della Cgil, è una storia di «discriminazione legata alla mia patologia. Discriminazione tanto più vergognosa se si considera chi era il mio datore di lavoro».
Ambra Maggia, infatti, fino allo scorso giugno ha lavorato con un contratto a tempo determinato sempre rinnovato a settembre, per la Tundo trasporti, azienda pugliese che si occupa di trasporto di persone disabili e che lavora anche per il Comune di Venezia. «Il mio compito», racconta, «era assistere gli studenti disabili sui pulmini della ditta. Il primo anno avevo un contratto per 10 ore, poi nel 2013-2014 e nel 2014-2015 le ore sono passate a 18 per uno stipendio di circa 400 euro al mese. Il periodo di lavoro segue la stagione scolastica, da settembre a giugno».
Questa volta, a differenza della altre, qualche cosa è andato storto. «Attendevo una chiamata ai primi di settembre», racconta Ambra, «ma non ho sentito nessuno. Allora ho cominciato a preoccuparmi, mi sono informata e ho scoperto che il contratto non mi era stato rinnovato. Un colpo terribile, sia perché quel lavoro mi piaceva molto e mi aiutava a non pensare alla mia malattia, sia perché quei soldi facevano comodo a me e alla mia famiglia, sia, infine, perché ho rinunciato alla disoccupazione, convinta che sarei stata riassunta. La cosa che mi ha lasciato più perplessa è che nessuno mi abbia chiamata, neanche per chiedermi indietro la divisa. Un comportamento vergognoso».
Naturalmente la Tundo contrattualmente non ha fatto nulla di illegittimo, essendo il contratto a tempo determinato. «Però», prosegue la 46enne mestrina, «non ci sono reali motivazioni, dato che mi sono sempre comportata bene e nessuno si è mai lamentato di me, anzi. La decisione, a mio giudizio, deriva dal fatto che a maggio sono rimasta a casa perché ho avuto una ricaduta della malattia e ho dovuto affrontare una massiccia cura cortisonica. Nessuno lo ammetterà dall’azienda ma il motivo non può che essere questo». Dalla Tundo trasporti la spiegazione sul mancato rinnovo è solo contrattuale: «Ambra Maggia aveva un rapporto di lavoro a tempo determinato», spiegano. «L’azienda ha deciso di non rinnovarlo, com’è nelle sua facoltà. Dispiace non aver avvertito la diretta interessata, anche se non rientra fra gli obblighi contrattuali, ma è stato un periodo colmo di impegni e di problematiche da affrontare».
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