«L’accordo Aspo-Socogas è da rivedere»

Caso Gpl. Il sindaco Ferro pronto a chiedere un cda dell’ente. Nessuna risposta dalla Regione dopo il sollecito a Zaia
Di Elisabetta B. Anzoletti

CHIOGGIA. Due nuove chance per tentare di fermare l’impianto gpl.

Una arriva dalla Regione che apre alla possibilità di rivedere l’ok dato nell’aprile 2015. Lo ha annunciato il presidente del Veneto Luca Zaia, pressato dal giornalista delle Iene Gaetano Pecoraro, ma lo aveva già fatto intuire qualche giorno fa l’assessore regionale allo sviluppo economico Roberto Marcato condividendo alcune delle criticità sull’iter sollevate dal comitato No Gpl.

L’altra choance potrebbe arrivare da Aspo, il cui cda è nelle facoltà di bloccare il cantiere dato che nel contratto firmato con Socogas per l’affitto delle aree si parla di semplice attività di bunkeraggio. Occorre però che il cda sia convocato. L’attuale presidente Gian Michele Gambato, incalzato da Pecoraro, ha promesso di farlo, ma se anche non succedesse è pronto a richiedere una convocazione il sindaco Alessandro Ferro che siede di diritto nel consiglio di amministrazione. «In effetti se nessuno si muove lo farò io», spiega il sindaco, «se il cda nel 2014 ha votato delle cose e poi ha sottoscritto un contratto con Socogas in base a quelle deliberazioni, ma nei fatti si stanno facendo cose diverse è nelle nostre possibilità fare qualcosa. Quantomeno ne dobbiamo parlare. Se non verrò convocato a breve con un ordine del giorno che metta al primo punto l’impianto, procederò io a richiedere un consiglio ad hoc». L’accordo tra Aspo e Socogas ha diversi punti che potrebbero sollevare qualche perplessità. Aspo ha acquistato dei terreni privati con soldi pubblici e poi li ha affittati (per 107.000 euro l’anno) a Socogas senza alcun bando. Gli stessi terreni sono stati più volte richiesti dal Comune per spostare il mercato ittico all’ingrosso, ma Aspo contestava la compatibilità dell’attività portuale con quella ittica.

Le banchine di Punta Colombi non sono mai state concesse in uso dall’autorità marittima. Ferro si è anche mosso sullo spiraglio aperto dalla Regione. Il 23 febbraio ha inoltrato una richiesta di riesame dell’autorizzazione concessa dalla giunta regionale.

«Al momento non ho avuto riscontri», spiega Ferro, «ma ho seguito l’iter suggerito dall’assessore Marcato quindi sono certo che qualcosa succederà». Anche Zaia ha ammesso che si possa fare un passo indietro. «Non spettava a noi convocare la commissione di Salvaguardia», ha spiegato il presidente del Veneto alle Iene, «è un organo dello Stato che noi ci limitiamo a ospitare. Se il ministero dice il contrario, dice una stupidaggine. Spettava semmai al Comune attivare la commissione. In tutti i casi se ci sono elementi di novità, siamo pronti a revocare la nostra intesa con lo Stato (votata con la delibera regionale 660 del 28 aprile 2015 ndr) che ha portato all’autorizzazione all’impianto». La richiesta di riesame è stata presentata e Zaia è anche stato invitato a Chioggia dal vicesindaco Marco Veronese e dalla consigliera regionale Erika Baldin per vedere de visu l’impatto dei tre bomboloni e capire cosa ne pensi. La prossima mossa spetta quindi alla Regione.

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