L’accoltellato difende l’accoltellatrice

Sangue al Petrol Bar. Silvia Cannavina: «L’ho fatto volontariamente». Paolo Andreetta: «Voleva solo minacciarmi»
Di Fabiana Pesci

MEOLO. «Sì, l’ho colpito volontariamente. Al culmine di una lite». Silvia Cannavina, 32 anni, di Meolo, giovedì sera, è crollata di fronte al pubblico ministero Gabriella Cama. Un filo di voce e le lacrime di una giovane donna che, arrabbiata nera, ha ammesso di aver afferrato il coltello con cui stava preparando i tramezzini e di averlo conficcato nel petto del suo datore di lavoro, Paolo Andreetta, 50 anni, titolare del Petrol Bar di Roncade, lungo la Treviso Mare.

Lui, nonostante il sangue e la paura di non farcela, ancora non vuole crederci. Dal letto d’ospedale in cui è ricoverato sostiene che non può averlo fatto apposta. Si prende la sua parte di responsabilità, dicendo che stavano litigando. E il coltello? Al massimo poteva volerlo minacciare con quel fendente, di certo non voleva colpire. Le versioni di vittima e aggressore non coincidono. Ma, incredibilmente, questa volta è chi è finito a terra a difendere colei che ha sferrato il colpo. Oggi Silvia Cannavina (agli arresti domiciliari da giovedì sera) comparirà davanti al giudice per le indagini preliminari Silvio Maras per l’interrogatorio di garanzia. Cosa dirà la giovane, originaria di Meolo e residente a Monastier? Il suo avvocato, Ivonne Tanieli, dice che è meglio abbassare i riflettori della stampa, per evitare di aggiungere dolore a dolore. Potrebbe ritrattare quanto affermato davanti al pubblico ministero, potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere oppure confermare la versione del raptus. Il gip oggi dovrà stabilire se la misura cautelare degli arresti domiciliari disposta dal pm sia congrua rispetto alle accuse.

La donna fino al tardo pomeriggio di giovedì continuava ad affermare di fronte agli investigatori di aver colpito Andreetta per sbaglio. Il motivo? Un banale litigio di lavoro, tra i fornelli del bar adiacente alla stazione di servizio Vega. Di fronte al pm la donna ha mantenuto la sua linea fino a che i suoi nervi hanno iniziato a scricchiolare. Ha ammesso di essere stanca dei continui litigi, di essere esasperata. Poi, nel corso della ricostruzione dei momenti precedenti l’accoltellamento, è giunta la confessione. Non è stato un incidente: «L’ho colpito volontariamente».

Il fatto è avvenuto alle 14.30 di giovedì nella cucina del "Petrol Bar". In quel momento, nel locale c’erano solo tre clienti. Paolo Andreetta e Silvia Cannavina, gestore e dipendente da sette anni, i erano fino a quel momento una coppia affiatata nel lavoro. Lui un vulcano d'idee, sempre aperto ed espansivo. Lei barista e ottima cuoca, un punto di riferimento del locale. I due, ad un certo punto, hanno iniziato a discutere. Parlano di lavoro. Uno si lamenta per un piatto di pasta, l'altro replica seccato. D’un tratto la cuoca ferisce il suo titolare. Sembra una taglio banale. La lama del coltello da cucina, che la cuoca stava usando per tagliare dei panini, ha centrato il petto proprio sopra il cuore, sull'emicostato sinistro. Andreetta si accascia ma è cosciente. La cuoca è sotto shock. Viene lanciato immediatamente l'allarme al 118.

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