La villa Durazzo con il teatro Mestre, una piccola Versailles

Il rilancio dell’identità della città: Confesercenti e Fondazione Pellicani sostengono il progetto di Mario Esposito e Roberto Milani che hanno scoperto un pezzo di storia. Conferenza-spettacolo il 18 dicembre
Di Marta Artico

C’era una volta nel 1700, una grande villa affacciata sul molo del Canal Salso in Piazza Barche con un teatro, una sala da lettura, voliere, giardini all’italiana, casa del caffè e persino un orto botanico. Qui abitava Giacomo Durazzo, ambasciatore imperiale a Venezia. Un pezzo di Mestre unica, cifra di quanto la nostra città era per dirla con Goldoni “Un Versaglies in piccolo” e di cui oggi non rimane memoria visiva, ma documenti chiusi in cassetti impolverati. A i riportare alla luce il passato sono stati Mario Esposito, operatore culturale e manager teatrale, e Roberto Milani, con la collaborazione e il sostegno di Confesercenti e della Fondazione Pellicani. Tutti uniti per rilanciare l’identità della città.

Il 18 dicembre andrà in scena al Laurentianum alle 18, la conferenza spettacolo “Mestre nel ‘700. Un versaglies in piccolo”. Ieri la presentazione dell’evento, nella sede di Confesercenti. «Carlo Goldoni, nella commedia “La cameriera brillante” (1753/54) fa dire a Pantalone la battuta su Mestre e la piccola Versailles» spiegano i curatori. «Il progetto che presentiamo parte proprio da questa descrizione e propone un’idea collegata a Mestre, tra Venezia e la terraferma. Il progetto vuole proporre al pubblico, attraverso una serie di eventi culturali (mostre, spettacoli teatrali, concerti), una lettura composita dell’importante patrimonio storico, artistico, architettonico e di tradizione di quel territorio che trovò nel ‘700 il suo momento più significativo e denso di stimoli». E ancora: «Partire da Mestre è un modo per reinventare dalla terraferma la riproposta di un serio progetto veneziano e veneto, al quale si dedicano sempre meno con finalità di ricerca tanto gli enti preposti quanto alcune istituzioni di vecchia data». In questo contesto storico e culturale si inserisce la figura del conte Giacomo Durazzo (1717-1794), diplomatico e uomo di cultura fuori dagli schemi, musicologo, teatrante, collezionista di opere d’arte che con Mestre ha avuto un forte legame perché da Venezia si trasferì in terraferma facendosi costruire una sontuosa dimora di campagna.

«Grazie all’amicizia e al sostegno finanziario di Alberto di Sassonia», spiegano in una nota, «costituì una raccolta di disegni e incisioni che andrà poi ad arricchire il fondo del Museo dell’Albertina di Vienna. Il conte Durazzo nella villa di Mestre ospitò artisti, musicisti tra i quali Casanova, Johan Adolph Hasse, il Console Smith, Alberto di Sassonia, il matematico Giammaria Ortes, il pittore Giovanni David». Della Villa Durazzo, demolita alla fine dell’Ottocento, esistono poche tracce, forse un disegno e una incisione. «Spero che si smetta di ricostruire la storia di Mestre per frammenti», commenta il segretario della Fondazione, Nicola Pellicani, «questo è un tassello davvero importante, un assaggio di quello che speriamo sia un progetto che continuerà nel tempo». «In tutte le città in trasformazione», dice Maurizio Franceschi, direttore di Confesercenti, «la cultura è un volano economico, per questo occorrono persone che facciano venire alla luce la storia». Presenti anche Giuseppe Scaboro di Immagina Mestre e Sergio Memo per il Comune. Nella conferenza-spettacolo sarà illustrata la personalità di Durazzo e presentati tre brani teatrali di Goldoni, Dolfin e Gori ambientati a Mestre.

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