La strage dei cani da caccia: uccisi diciannove in 16 giorni
TESSERA. Sono 19 i cani da caccia morti dal 3 novembre a causa dei bocconi avvelenati abbandonati nelle campagne tra Dese, Ca’ Noghera e Campalto. Il bilancio si è aggravato nel fine settimana appena trascorso: due cani morti sabato, tre domenica e un animale deceduto ieri mattina, dopo un’agonia durata diversi giorni, nonostante in primo tempo sembrasse che la bestiola potesse farcela. L’allarme è lanciato ed è massima l’allerta per acciuffare chi compie questa carneficina.
Mario Muccioli, dell’associazione Punta Lunga e presidente del Circolo cacciatori di Tessera, Favaro e Campalto tiene un registro con i giorni dei decessi. «Tutti esemplari da caccia», spiega, «fatta eccezione per un animale da compagnia morto avvelenato a Punta Lunga. Ho raccolto dati e denunce:alcune sono state sporte a polizia, altre a carabinieri e polizia provinciale. Il perimetro contaminato si snoda partendo da Dese lungo via Litomarino a Ca’ Noghera per poi congiungersi alle zone di Tessera, Favaro, Campalto, via Gobbi. Non si tratta di contadini, anche perché i proprietari e gli agricoltori in zona li conosciamo tutti e non sono loro».
Diverse le ipotesi del Circolo cacciatori: «Secondo noi, ma si tratta di supposizioni e non incolpiamo nessuno senza prove, può essere una questione di invidia tra cacciatori di gruppi diversi, che magari vengono visti male da cacciatori del posto: se fosse così chi l’ha fatto verrebbe cancellato. Oppure potrebbe trattarsi di una persona che ce l’ha con gli animali e in questo caso speriamo che si scopra chi sia; infine una terza ipotesi è che si tratti di gruppi di animalisti estremisti che ce l’hanno a morte con i cacciatori e colpiscono i loro cani. I bocconi trovati l’anno passato sono stati analizzati ed era emerso che si trattava di una mistura di prodotti chimici utilizzati in agricoltura fuori commercio. Quest’anno l’esito delle analisi non è ancora pronto, ma sembra, da quanto ci è stato anticipato dai veterinari, che si tratti della stesso sostanza: prodotti chimici di dieci, quindici anni fa.Vorremmo più controlli certo, ma vorremo anche che la gente guardasse con un occhio diverso il cacciatore, che non infastidisce nessuno, se ne sta in zone sperdute ed ha rispetto per l’ambiente: chi ce l’ha con il mondo venatorio per ideologia, non conosce l’arte della caccia».
«In tanti utilizzano l’ambiente agricolo, ciclisti, amanti della natura: il nostro timore è che questi bocconi possano essere ingeriti da animali immuni e entrare anche nella catena alimentare, finendo sulla tavola delle persone».
Da qui l’appello a fare attenzione, ad osservare chi è estraneo all’ambiente rurale, a presidiare il territorio.
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