La storia di Marziano: dall’ergastolo all’aiuto in parrocchia
Lui è Marziano De Checchi, ex mafia del Brenta, diventato poi capo di una banda di spacciatori. Ha torturato, ucciso Flavio Giantin bruciandone il corpo. Ora è in semilibertà a Fossò. Il parroco: «Ha fatto un percorso umano eccezionale, adesso è riuscito a diventare un altro uomo»
Marziano De Checchi ascolta la sentenza che lo condanna all'ergastolo e la chiesa di Fossò
FOSSÒ. Dalla banda Maniero all’aiuto alla parrocchia di Fossò e a chi ha più bisogno. È la trasformazione di Marziano De Checchi, ex mafia del Brenta. Una riconversione totale che ha sorpreso in questi mesi Don Claudio Savoldo, il parroco della chiesa di San Bartolomeo a Fossò, paese in cui De Checchi abitava e da cui compiva le sue gesta criminali.
De Checchi era stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di un ex membro di una sua banda, Flavio Giantin, che secondo la Corte d’appello di Venezia, non voleva più sottostare alle regole, acquistava la droga da altri e loro temevano che stesse per parlare. Giantin fu torturato ucciso e poi bruciato. Insomma Marziano De Checchi è stato condannato a una pena senza fine per un episodio orribile frutto di una militanza criminale molto lunga.
In parrocchia a Fossò l’ex componente della mafia del Brenta è arrivato da qualche mese e qualcuno, nonostante le frasi di rito e di accordo con la decisione del parroco di accoglierlo come una persona che sta pagando il suo conto con la giustizia, ha storto il naso. Qualcuno si chiede perché questa persona con un trascorso con la giustizia così di rilievo, sia stata mandata proprio a Fossò per cominciare un recupero sociale pieno, che lo porti alla fine al pieno reintegro all’interno della società. «Abbiamo saputo», dice un gruppetto di parrocchiani, «che potrebbe essere impiegato nelle attività della parrocchia a contatto con i bambini. Non ci sembra la scelta più giusta. Speriamo che tutto sia sotto controllo».
Tanti in paese conoscono De Checchi e la sua storia, e in questi mesi tutti sono contenti del suo comportamento, definito “esemplare”. Il primo a spiegarne le ragioni della presenza è proprio il parroco Don Claudio Salvoldo: «Marziano De Checchi ha fatto richiesta alla parrocchia di Fossò, dopo essere stato autorizzato dall’autorità giudiziaria, di essere inserito nella nostra struttura per compiere lavori socialmente utili in regime di libertà vigilata. Abbiamo studiato con attenzione il suo percorso umano. È un uomo completamente cambiato, che ha radicalmente mutato la propria vita, e l’ha resa utile per la società, e ora anche a chi ha più bisogno, dando una mano in parrocchia. È una persona che in questi mesi non ha dato mai problemi, ma solo fattivo aiuto».
Don Claudio sottolinea che quella di accogliere De Checchi è stata una scelta presa dalla parrocchia in autonomia e non imposta da nessuno. Il parroco si dice sorpreso del fatto che alcuni parrocchiani abbiamo espresso malumori: «Di questa scelta la parrocchia è stata informata per tempo, e ormai è da 5 mesi che questa persona è qui da noi e ci aiuta nelle attività di ogni giorno. Nessuno si è lamentato, anzi. Non è a contatto per i bambini anche perché questo non è previsto nelle sue mansioni. Si occupa di manutenzione, potatura siepi e lavori di pratica utilità».
Il parroco sottolinea come Marziano De Checchi si sia lasciato completamente alle spalle i suoi trascorsi della mafia del Brenta e ora si trovi in libertà vigilata. Sulla linea del parroco il sindaco, Federica Boscaro: «Sappiamo che Marziano De Checchi è ospite alla parrocchia di Fossò da qualche mese, e finora non ha dato problemi di alcun tipo. La sua presenza è legata alla decisione della magistratura, che siamo tenuti a rispettare».
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