La stagione è a rischio per la Playa Punta Canna

A Sottomarina il giorno dopo il sequestro del chiosco-bar, bagni e magazzini arriva la protesta di Dolfin (Lega): «L’erosione della battigia cambia i confini»

SOTTOMARINA. Stagione a rischio per Playa Punta Canna dopo il sequestro da parte dei carabinieri forestali di Mestre dell’area adiacente alle dune dove sono collocati un chiosco-bar, un locale adibito a magazzini e i servizi igienici.

L’accusa, penale, è di presunto abuso edilizio su terreno demaniale e, naturalmente, i gestori dello stabilimento, passato alla ribalta delle cronache nazionali la scorsa estate con il nomignolo di spiaggia fascista, per “l’arredamento” inneggiante al Ventennio ed al Duce, avranno la possibilità di fare ricorso in cassazione per cercare di ottenere il dissequestro dell’area.

Anche perché, in realtà, non è stata sequestrata la zona dove si trovano lettini e ombrelloni ma va da sé che l’assenza dei servizi rappresenta un problema notevole. Sull’opportunità del sequestro a pochi giorni dalla stagione estiva si è spaccata comunque l’opinione.

L’inchiesta è partita nel 2016, ovvero ben prima dello scandalo derivante dai cartelloni di stampo fascista, fatti rimuovere dalla Digos, che a sua volta avevano portato sulla spiaggia di Sottomarina addirittura il leader leghista Matteo Salvini, in segno di solidarietà con Gianni Scarpa, l’eccentrico dipendente dello stabilimento che aveva ideato la cosa, rendendosi pure protagonisti di comizi pomeridiani a sostegno dell’ordine, pulizia e disciplina.

Chiaro, però, che se i titolari non riuscissero a dimostrare la loro innocenza alle accuse, a Playa Punta Canna si dovrà abbattere tutto quanto viene dichiarato abusivo, ma soprattutto con il serio rischio di compromettere la stagione balneare. Sostegno morale ai gestori dello stabilimento di Sottomarina arriva dal capogruppo della Lega in consiglio comunale, Marco Dolfin.

«È vergognoso», dice il leader del Carroccio locale, «che proprio ad inizio stagione si arrivi a sequestrare un chiosco e i relativi servizi igienici perché, secondo le norme attuali dell’arenile sull’utilizzo del demanio e relativa concessione, non si osservino le distanze previste e dovute. Non vogliamo essere di parte e nemmeno pensare che l’iniziativa giudiziaria sia frutto di quanto accaduto lo scorso anno.

Qualcuno, però, dovrebbe spiegare che ci si trova in una parte della battigia del litorale di Sottomarina soggetta a continue erosioni, area che ogni anno è invasa dalle alte onde del mare che portano via tonnellate di sabbia che di fatto comporta che i confini non siano ben delimitati e sono pressoché variabili. Ed è per questo che trovo colpevole anche l’amministrazione che dovrebbe ogni due anni controllare l’arenile e che invece non viene praticamente mai fatto. La cosa più grave è che forse altre realtà sono in queste condizioni e non lo sanno».

©RIPRODUZIONE RISERVATA


 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia