La “Spazzacorrotti” travolge Lino Brentan, l’ex ad della Venezia-Padova va in carcere
CAMPOLONGO. Dal 28 marzo scorso si trova in carcere al Due Palazzi di Padova. Lino Brentan, 71 anni, manager e politico di scuola comunista, a lungo amministratore delegato dell’autostrada Venezia-Padova, deve scontare una condanna di poco superiore a un anno.
Per effetto della recente legge “Spazzacorrotti” per lui non valgono le misure alternative al carcere. Le cui porte, appunto, si sono spalancate nei giorni scorsi. Il suo legale preannuncia ricorso.. Brentan, uno dei manager e politici più conosciuti nel mondo della sinistra veneta, deve scontare un residuo di pena di un anno 3 mesi e 27 giorni, per una sentenza per corruzione passata in giudicato di 1 anno e 9 mesi.
L’ex manager settantunenne, che risiede a Campolongo Maggiore e che da tempo era libero e non era soggetto ad alcuna misura di restrizione della libertà, si è consegnato ai carabinieri per l’esecuzione della misura cautelare.
Lo «Spazzacorrotti», una legge varata dal governo gialloverde e fortemente rivendicata dai Cinque Stelle, ha prodotto quest’effetto.
A Campolongo, dove tutti conoscono Brentan, la voce si è sparsa in poche ore e molti fra gli amici ed ex amministratori si sono informati delle sue condizioni psicofisiche. Nonostante sia fuori dalla politica da alcuni anni, Brentan è conosciutissimo e continuava a coltivare le sue relazioni.
Il suo legale, Giovanni Molin, annuncia ricorso: «Per il solo fatto che il mio assistito ha più di 70 anni» spiega l'avvocato «non avrebbe dovuto nemmeno vedere il carcere». La misura più opportuna per una persona della sua età, secondo il legale, è l'eventuale affidamento ai servizi sociali. Il legale dunque ricorrerà in Appello chiedendo di sospendere la carcerazione. La richiesta punta ad ottenere lo stato di libertà o una misura alternativa alla carcerazione per effetto dell’età avanzata dell’ex manager.
Ma chi è Lino Brentan? Gli imprenditori lo chiamavano “dottore” per rispetto, anche se lui aveva solo il titolo professionale di disegnatore meccanico. Un titolo che non gli ha impedito di diventare l’amministratore delegato dell’Autostrada Venezia-Padova e di sedere, su nomina politica, in decine di consigli di amministrazione di altrettante aziende pubbliche.
Un trascorso breve nella Cgil, poi tutta la trafila Pci, Pds, Ds e Pd, di cui un giorno straccia la tessera perché si sente abbandonato quando alla sua porta suonano i finanzieri. Nel 1976, da segretario locale del Pci, è stato pure condannato: «Una cosa piccola, avevamo chiesto l’autorizzazione per il palco per la festa dell’Unità, è arrivata in ritardo e i vigili ci hanno denunciato».
Poi l’approdo nell’amministrazione pubblica, consigliere provinciale di Venezia prima, assessore poi. Siamo alla fine degli anni Novanta e lui a Campolongo è considerato un Dio. Soprattutto quando arriva all’autostrada Venezia-Padova come amministratore delegato. Infatti non c’è persona o azienda di Campolongo che gli chieda un posto o un appalto che non lo ottenga.
Nel 2012, il primo arresto per una tangente da 170 mila euro. Gli inquirenti cominciarono a mettere insieme un mosaico della corruzione con al centro la sua figura. È il cosiddetto “sistema Pd” in Veneto, ideato negli anni per sostenere campagne politiche e singoli candidati. Un complesso sistema di gare taroccate, appalti e subappalti sulle opere infrastrutturali della Regione.
In occasione della mazzetta da 65 mila euro legata al Mose, di lui Piergiorgio Baita, ex amministratore della Mantovani: «È il mazziere dei soldi». Ma per gli inquirenti è molto di più. È il perno del “sistema Pd” per il finanziamento alla politica che mette d’accordo sinistra e destra. —
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