«La sobrietà come stile di vita» Mobili riciclati e spazi comuni al Villaggio solidale di Mirano
Ospiterà famiglie, persone in difficoltà economiche e disabili Elena e Laura: «Una scelta difficile ma che ci gratifica molto»

L’interno del Villaggio solidale e l’esterno di villa Boldù Grimani
MIRANO.
E' stato aperto alla fine di giugno e un po' alla volta sta prendendo vita. Per ora ci cono cinque famiglie per un totale di quattordici persone, bambini compresi. E' il Villaggio Solidale in Villa Boldù Grimani a Mirano, che dopo quasi due anni di lavoro, grazie al progetto della Fondazione Guido Gini, ha iniziato a prendere vita. Gli spazi sono destinati ad accogliere normali famiglie che decidono di sposare il progetto, persone in difficoltà economica e disabili. Ma cosa significa vivere in un Villaggio Solidale? E, soprattutto, perché ci si vive?
Non serve essere dei supereroi: bastano voglia di cooperare, di condividere esperienze, di relazionarsi con gli altri, di aiutarsi, all'insegna della sobrietà. Queste sono le parole da abitare. Laura De Nobili, 52 anni di Padova, ed Elena Fido, 40 anni di Mestre, sono due delle inquiline del Villaggio Solidale. Hanno fatto una scelta ben precisa, decidendo di trasferirsi dalle loro città. Laura vive sola, ha un lavoro nella città del Santo come assistente sociale all'Asl 16; Elena, invece, è mamma di due bimbi di 11 e 8 anni e abita nel Villaggio con il marito, impiegato. Sposata dal 1997, è originaria di Mestre ed è l'educatrice. Tutto all'interno è senza eccessi: niente sfarzo ma c'è tutto. Non si privano di nulla ma fanno attenzione un po' a tutto. Sono loro stesse a raccontare l'esperienza. «Tutti al Villaggio - spiega De Nobili - fanno parte dell'associazione "Mondo comunità e famiglia" (Mcf), nata con lo scopo di autopromuovere la famiglia. Qui facciamo esperienza d'ascolto e di condivisione. La Fondazione Gini ha fatto con Mcf un accordo che prevede il comodato d'uso della struttura. Versiamo una quota all'associazione, che poi la gira alla Fondazione. Per venire qui non sono scappata da Padova ma è stata una scelta ben precisa e ne sono convinta. Certo, un po' di nostalgia per gli affetti c'è ma è una bella esperienza. Stiamo imparando a conoscerci, a volte ci sono i bimbi che fanno confusione ma si cerca di parlarne con i genitori e tutto si risolve». Fido, invece, ha cominciato a interessarsi al Villaggio Solidale due anni fa. «Con mio marito - racconta - abbiamo iniziato a informarci su questa proposta e abbiamo capito che faceva al caso nostro. E' stata una decisione naturale, perché le idee di sobrietà, convivialità, attenzione verso l'altro, le abbiamo sempre avute». Insomma, le parole d'ordine sono sobrietà e convivialità, concetti che nel Villaggio saranno sviluppati ogni giorno di più. «I nostri mobili sono riciclati - continua Elena Fido - e prima di comprare qualcosa di nuovo, valutiamo la possibilità di un riutilizzo. Tante persone si sono informate alla vita del Villaggio: forse è un modo di vita desiderato da più d'uno». Dopo una prima fase di «messa in moto» del Villaggio, in futuro la cooperazione sarà sempre più stretta. «Si faranno spese condivise - precisa De Nobili - e con il tempo faremo anche la cassa comune. Ci sarà un unico conto corrente, e sarà il presidente dell'associazione consegnerà in bianco un assegno alla famiglia, che deciderà la cifra in base alle spese in previsione. Nessun problema se ci dovessero essere costi extra ma poi si faranno i conti per i mesi successivi. Così crescerà la fiducia».
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