La sfida del commissario del Mose: fuori dal Consorzio le grandi imprese

Fiengo blocca Condotte, Mantovani e Grandi Lavori Fincosit: chi ha problemi  di bilancio o con la giustizia non può fare i lavori, lo prevede lo Statuto

VENEZIA. Le grandi imprese azioniste del Mose “sospese” dal Consorzio Venezia Nuova. Una decisione che farà discutere, quella annunciata al comitato consultivo dall’amministratore straordinario Giuseppe Fiengo.

«Chi ha problemi di bilancio o con la giustizia, o è in liquidazione o in concordato non può fare i lavori», ha detto Fiengo nel corso della seduta. Una “dichiarazione di guerra” alle imprese che premono per tornare in sella al Consorzio? Fiengo spiega che si tratta di una prerogativa degli amministratori straordinari, prevista dallo statuto del Consorzio. E cita l’articolo 13 dello Statuto approvato nel 2014 dall’allora Consiglio presieduto da Mauro Fabris.

Il commissario del Consorzio Venezia Nuova Giuseppe Fiengo
Il commissario del Consorzio Venezia Nuova Giuseppe Fiengo


«La messa in liquidazione ordinaria o speciale, l'apertura di procedura di concordato anche stragiudiziale», recita lo statuto, «di amministrazione controllata, di fallimento, una volta accertata dal Consiglio Direttivo, comportano di diritto l'esclusione del Consorziato cui si riferiscono».

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«Nel caso di trasferimento del pacchetto di maggioranza delle azioni e/o delle quote di una delle società consorziate», continua il testo, «il Consiglio Direttivo, anche in deroga al disposto dell'art. 2610 codice civile, potrà deliberare la esclusione del Consorziato nei confronti del quale si sia verificato il trasferimento».

Interpress/Mazzega Vitucci Venezia, 15.10.2014.- Porto Malamocco, varato l'ultimo cassone di sponda del Sistema "Mose"
Interpress/Mazzega Vitucci Venezia, 15.10.2014.- Porto Malamocco, varato l'ultimo cassone di sponda del Sistema "Mose"


Procedura fin qui mai applicata. Ma adesso ormai imminente.

La sospensione cautelativa e temporanea potrebbe scattare già dai prossimi giorni. Le maggiori azioniste del Consorzio sono le più grandi imprese italiane dell’edilizia. E versano quasi tutte in cattive acque. La Condotte d’Acqua, a cui fanno capo molte imprese locali come la Clodia, che nel maggio scorso ha chiesto il concordato preventivo. Grandi Lavori Fincosit ha chiesto a sua volta il concordato. Mantovani, impresa padovana con sede a Mestre della famiglia Chiarotto dopo una lunga crisi e minaccia di licenziamenti ha firmato nel luglio scorso la cessione del ramo d’azienda alla Coge Costruzioni generali con sede a Londra.



Tutte e tre le big del Consorzio hanno dunque problematiche come quelle previste dallo Statuto. E secondo Fiengo l’unica strada perché la prosecuzione dei lavori non venga bloccata del tutto è adesso proprio quella della “sospensione”. Le imprese non darebbero garanzie sufficienti all’assegnazione dei lavori. Che potrebbero essere messi in gara o affidati agli altri soci del Consorzio, le imprese “minori”.

Il presidente dell'Anac raffaele Cantone
Il presidente dell'Anac raffaele Cantone


Una vera rivoluzione, che preoccupa le grandi imprese. Nei tempi d’oro del Consorzio di Mazzacurati Condotte, Glf e Mantovani dettavano legge. Quest’ultima era subentrata all’Impregilo, guidata per anni da Piergiorgio Baita, poi finito anche lui nello scandalo tangenti del Mose. Le imprese agivano in regime di monopolio assoluto. Avendo una spartizione dei lavori proporzionali alle quote societarie. Spesso molti lavori venivano assegnati in subappalto. Su tutti, il Consorzio applicava una percentuale del 10 per cento (in origine il 12) come «oneri del concessionario». Fondi che in vent’anni, su un totale di quasi sei miliardi di euro, hanno raggiunto la somma di quasi 600 milioni.

Ma adesso il sistema è cambiato. Dopo lo scandalo del 2014 e gli arresti per tangenti, il prefetto di Roma in base alla nuova legge anticorruzione aveva nominato gli amministratori straordinari, su proposta del presidente dell’Anac Raffaele Cantone.

Da allora il Consiglio direttivo è stato sciolto, le imprese confinate in un ruolo marginale. Situazione che vede tensioni e accuse reciproche sulle responsabilità degli errori e dei ritardi del Mose. Riportata la legalità, adesso bisogna affrontare la “grana” della conclusione dell’opera, prevista per il 31 dicembre 2021. Ma chi garantirà la conclusione del Mose? Secondo il commissario è difficile siano le stesse imprese che lo hanno costruito. Che adesso saranno “sospese”, pur rimanendo all’interno del Consorzio. —


 

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