La ricerca salva il Nuovo trionfo

Messa a punto una tecnica innovativa con Ca’ Foscari per recuperare i legni della storica imbarcazione

VENEZIA. Una tecnica rivoluzionaria – ed ecologica – per salvare una antica barca, il «Nuovo Trionfo». Un caso pilota che potrebbe aprire nuovi scenari sulla manutenzione delle barche antiche in laguna e sulla conservazione degli scafi in legno. È la «scoperta» fatta da Alessandro Ervas, restauratore del legno e maestro metallurgo, insieme a una equipe di ricerca di cui fa parte una biologa di Ca’ Foscari, Irene Scarpa, che ha messo a disposizione le sue ultime ricerche in materia. Adesso il sistema è stato applicato per il restauro, ormai quasi ultimato, dello scafo centenario dello storico trabacolo, una delle imbarcazioni da trasporto a vela più interessanti dell’Adriatico. Nel legno sono stati iniettati dei biocidi ecologici per il consolidamento della struttura. «Invece delle tradizionali vernici», spiega Ervas, «abbiamo lavorato con queste tecniche conosciute nel restauro dei mobili antichi ma mai applicati per le barche». Risultato, i vecchi legni sono stati consolidati e il degrado dei materiali si è fermato. Poi con altre sostanze a base di silicati si è reso impermeabile il legno all’acqua e ai funghi. «Avevamo un problema grave, il degrado dell’opera morta della barca, quella che da anni non è più a contatto con l’acqua salata», racconta Ervas, «così con queste sostanze che abbiamo testato con successo il problema è stato superato».


Il restauro dell’antica imbarcazione da trasporto a vela e motore, l’ultima del genere a circolare nel mare Adriatico, è così ripartito. Ervas, insieme allo storico Gilberto Penzo, ha realizzato con l’aiuto di Elisa Costa, una laureata dello Iuav, un rilievo fotogrammetrico dello scafo. Analisi in 3D che ha consentito di radiografare la storica imbarcazione al millimetro. Poi si è passati alla fase operativa. «Avevamo visto», dice Ervas, «che con le vernici epossidiche tradizionali la barca stava marcendo. Materiali rigidi che non consentivano la traspirazione». Invece con i biocidi il legno respira. E i batteri vengono distrutti senza inquinamento e danno ambientale. Superate le prime diffidenze, l’equipe di volontari dell’associazione che da anni lavora al recupero del trabacolo ha ottenuto anche l’aiuto di sponsor privati , a cominciare dai produttori dei Everwood, una ditta di Vicenza.

L’uovo di Colombo, che però non era mai stato sperimentato con questi risultati su larga scala. E che potrà servire adesso a dare nuovo impulso all’attività cantieristica per la manutenzione delle barche in legno. Un problema non da poco, dal momento che tra le decine di migliaia di barche in circolazione in laguna la maggioranza è costituita oggi da scafi in plastica e vetroresina. Per «comodità» e per ridurre le spese della manutenzione dei legni. In realtà si tratta di prodotti che nulla hanno a che fare con l’antica tradizione marinara della cantieristica veneziana. Quando nei secoli scorsi all’Arsenale una nave era costruita in una giornata, gli scafi mantenuti in salute dalle cure dei calafati e dei carpentieri che lavoravano la pece. «Ci siamo ispirati alla tradizione», dice Ervas. Al posto della pece, le sostanze biocide. Che inserite fra una tavola e l’altra allungano la vita della barca. Un segno di ottimismo per il recupero del Nuovo Trionfo. Ormeggiato da mesi nell’area di laguna Nord concessa dal Magistrato alle Acque a San Girolamo, vicino al cantiere Casaril.

In primavera il gioiello della marineria adriatica adottato dai cento volontari dell’associazione “Nuovo Trionfo” potrà riprendere il mare. E la sua funzione di «centro culturale galleggiante» aperto ai veneziani.

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