La rabbia composta delle parrucchiere «Chiusura ingiusta unici penalizzati»

Laura Berlinghieri / mestre
In molti hanno deciso di tenere aperto anche oggi, ultima boccata d’ossigeno prima della chiusura forzata, che durerà almeno due settimane.
I saloni sono pieni, ma parrucchieri ed estetisti sono costretti ad annullare tutte le prossime prenotazioni, da domani a Pasqua. Lo impone la zona rossa, che non ammette deroghe. «Ma non si capisce per quale motivo, dato che, in passato, i parrucchieri potevano lavorare anche con la zona rossa attiva. Le norme cambiano a seconda del meteo» tuona Adriano Volpato, titolare del centralissimo centro di acconciature Image & Beauty, in via Manin. Apre l’agenda, scorre velocemente il dito: «Oggi abbiamo 38 prenotazioni. E anche le prossime due settimane sarebbero state piene, con l’avvicinarsi della Pasqua. Abbiamo chiamato i clienti, dicendo loro dell’apertura domenicale».
È così un po’ ovunque. Tutti i barbieri e parrucchieri sono concordi nel giudicare esagerato il provvedimento. «Non è giusto che, per colpa di qualcuno, paghiamo sempre tutti. Forse, se fossero stati fatti dei controlli mirati, sarebbero state individuate le realtà in cui il virus effettivamente si diffonde e non si sarebbe proceduto con una penalizzazione di massa» analizza Alessandro Zennaro, titolare di Myo parrucchieri, in via San Pio X.
È stata scelta un’altra strada e così, da lunedì, per centinaia di parrucchieri ed estetisti si apriranno nuovamente le porte degli ammortizzatori sociali. «Lavoriamo in sei. I dipendenti, tra cui mia figlia, andranno ancora in cassa integrazione» spiega Moreno Caltanella, titolare dell’omonimo barber shop, in via Rossarol. «Intanto, però, spese e bollette vanno avanti». Mentre avanza lo spettro del nero. «Già normalmente è un problema enorme per il nostro settore. Adesso lo sarà ancora di più, con possibili gravi ripercussioni anche dal punto di vista sanitario» spiega ancora Volpato. Parole che trovano eco nella previsione di Valeria Cazzola, portavoce veneta di Cna: «Se la chiusura si protrarrà, i clienti si rivolgeranno ai colleghi che esercitano abusivamente, con un maggior pericolo di contagi».
Eppure, in un mare di rabbia, c’è ancora chi riesce a sorridere e a vedere il bicchiere mezzo pieno. «Questo è uno dei miei ultimi tagli» dice Leo Caporella, titolare di Leo Top Styling, in via Manin, ringraziando la cliente che accetta di farsi fotografare, con i capelli ancora bagnati. «Questo e altro per te, che sei il mio parrucchiere da 35 anni» le risponde lei. Poco più in là, un grande orso di peluche siede sulla poltroncina per il lavaggio dei capelli. Da domani, sarà l’unico cliente del salone. Non oggi, perché Caporella ha deciso di tenere aperto per un’ultima giornata. «C’è tanta richiesta, siamo pieni. Io sono ottimista e invito tutti a comportarsi bene, per tornare a lavorare al più presto. Con il risentimento non si va da nessuna parte, questa è una battaglia che possiamo vincere soltanto rimanendo uniti. E io sono sicuro che torneremo più belli e più forti di prima».
A subire la chiusura non sono i soli negozi di acconciatura, ma anche i centri estetici, tra cui si diffonde la sensazione di essere sempre considerati capro espiatorio. «Se portasse a un risultato, farei volentieri questo sacrificio. Ma, considerando che moltissime attività rimarranno aperte, temo che non sarà così» il pensiero di Martina Castori, titolare del centro estetico Corte del sole, in via Trieste. «Nel nostro settore, i contagi sono quasi a zero, perché le misure di sicurezza vengono rispettate: igiene, mascherine. Conosco solo una collega che ha avuto qualche problema. Se si deve fare un sacrificio, che venga fatto da tutti, non sempre dai soliti». —
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