La protesta dei migranti alla Croce Rossa

Jesolo. La scintilla il trasferimento di un operatore. L’intervento della polizia ha riportato la calma
COLUCCI- DINO TOMMASELLA - JESOLO - LA CROCE ROSSA CON LA AGENTI DI POLIZIA E IMIGRANTI CHE GIOCANO AL PALLONE
COLUCCI- DINO TOMMASELLA - JESOLO - LA CROCE ROSSA CON LA AGENTI DI POLIZIA E IMIGRANTI CHE GIOCANO AL PALLONE
JESOLO. Operatore della Cri trasferito, i migranti protestano. Ieri è stata chiamata la polizia di Stato alla sede della Croce Rossa in via Levantina, dove sono ospitati circa 120 migranti di varie etnie arrivati a più riprese dopo gli sbarchi e trasferimenti dai centri di accoglienza. A scatenare la rabbia di un gruppo di immigrati l’improvviso trasferimento, per sua decisione, di uno degli operatori del Cri che li segue all’interno della struttura. Loro si sono ribellati, anche sulla base del rapporto di fiducia costruito in questi mesi, e hanno iniziato a gridare e inscenare una protesta tra le sale della Croce Rossa.


A quel punto i volontari, per evitare che la situazione degenerasse, hanno chiamato gli agenti e tutto si è risolto. Non è la prima volta che accade e anche in piena estate la polizia e i carabinieri sono arrivati più volte, quasi sempre per proteste legate alla somministrazione di alimenti in sala mensa. Gli episodi sono stati comunque sempre contenuti. I siti e profili facebook del litorale hanno iniziato ad allarmare la città per l’ennesimo blitz della polizia.


Salvatore Esposito di Sinistra Italiana ha minimizzato: «Nulla di grave, c’è sempre chi vuole alimentare tensioni sulal Croce Rossa». E infatti le proteste non sono tardate ad arrivare. «Non possiamo accettare che in via Levantina ci sia una polveriera pronta a esplodere», ha denunciato ieri Daniele Bison della lista civica Jesolo, «il sindaco ha detto che avrebbe affrontato la questione in Consiglio comunale e con il prefetto, che si sarebbe impegnato per ridurre il numero dei migranti in base agli accordi ufficiali che a Jesolo prevedrebbero per lo meno un numero dimezzato rispetto a quello attuale. Invece non è stato fatto nulla e sono tutti ancora qui, il doppio di quanto ne dovremmo accogliere».


Giovanni Cagnassi


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