La promessa alla mamma «Sarai accanto a papà»

Mira. Le figlie della donna di cui non si trova più l’urna scoppiano in lacrime Il caso finisce sulle tivù nazionali. Impresa e Comune negano ogni responsabilità
Di Alessandro Abbadir

MIRA. «Avevamo promesso a nostra mamma che dopo la sua morte sarebbe stata di nuovo vicina a nostro papà, ma le sue ceneri sono sparite. Nessuno vuole riconoscere la propria responsabilità. Non abbiamo più speranze di ritrovarle, ma devono riconoscere il danno».

È la denuncia fatta con le lacrime agli occhi dalle sorelle Annalisa e Renata Cagnin di Mira, riprese nella trasmissione Tempo & Denaro di Rai Uno. La storia surreale è quella delle ceneri della signora Livia Bottacin, morta nel 2011, smarrite nel cimitero di Gambarare. Non venendo a capo di un responsabile, a distanza di un anno la famiglia ha deciso di fare causa al Comune per chiedere giustizia.

«Tutto è partito», hanno raccontato le sorelle, «con la lettera ricevuta dal Comune di Mira che ci comunicava che il 29 dicembre 2015 ci sarebbe stata l’esumazione dei resti di mio papà Gino, mancato nel 1991. Nella tomba c’era anche l’urna con le ceneri di nostra mamma, così siamo andate in municipio per avvisarli che c’era anche l’urna e che stessero attenti. Il Comune lo ha detto all’impresa che doveva eseguire l’esumazione». Il giorno fissato per l’esumazione avviene la scoperta choc: «Io e mio fratello ci siamo recati in cimitero», spiega Annalisa, «Gli addetti dell’impresa avevano già tirato su i resti di nostro padre, ma non ci hanno consegnato l’urna della mamma. Allora ho fatto presente che l’urna mancava, mostrando la lettera che dichiarava che le ceneri dovevano essere lì, ma niente. Erano sparite. Mi è venuto subito il dubbio che avessero rotto l'urna e fatto sparire le ceneri».

Da quel momento in Comune è cominciato uno scarica barile di responsabilità con la ditta Art. Co di Palmanova.

I familiari, per chiarire quanto successo e far valere i loro diritti, si sono rivolti a Studio 3A. «Noi», ha spiegato ieri l’avvocatessa Pisana Riccò a nome della famiglia, «abbiamo preso subito contatti con il Comune e con l’impresa per capire se l’urna fosse stata smarrita o danneggiata durante i lavori. Non ricevendo alcuna risposta, in accordo con la famiglia, abbiamo proceduto a una richiesta danni. In entrambi i casi, abbiamo ricevuto un diniego. Il Comune non si assume la responsabilità, sostenendo che sia unicamente della ditta e adducendo la nota in cui si specificava che all’interno della tomba c’era anche l’urna con le ceneri. L’impresa, dal canto suo, ha negato senza dare spiegazioni. Sarà inevitabile procedere con una causa. È vergognoso che delle persone che non hanno più una tomba su cui piangere il proprio caro, siano costrette a intraprendere le vie legali per avere giustizia».

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