La Procura penale indaga sul “buco” al Palacinema del Lido

Il pm Paola Tonini ha avviato un fascicolo sul Palazzo del Cinema “fantasma” e ha chiesto atti e perizie alla Corte dei Conti, che da anni ha un’inchiesta aperta
La voragine al posto del Palacinema: il "buco" è costato quasi 40 milioni
La voragine al posto del Palacinema: il "buco" è costato quasi 40 milioni
Il pm Paola Tonini ha avviato un fascicolo sul Palazzo del Cinema “fantasma”
e ha chiesto atti e perizie alla Corte dei Conti, che da anni ha un’inchiesta aperta
Sul “buco” del Lido
indaga anche la Procura
LIDO. Tutto tace, eppur qualcosa si muove: se non il cantiere, quantomeno la magistratura. Anche la Procura della Repubblica sta, infatti, indagando sul “buco” che da anni sventra il Lido laddove avrebbe dovuto sorgere il nuovo Palazzo del Cinema per celebrare i 150 anni dell’Italia unita. Sogni di gloria poi ridotti a un “palazzetto” sulla scia dei tagli dei fondi di Stato, Regione, Comune che avevano sottoscritto il progetto faraonico. E, infine, da anni, solo e semplicemente “il” buco della vergogna, a sventrare il piazzale del casinò, mettere ogni estate di più in difficoltà la Mostra del Cinema e far infuriare 365 giorni l’anno i lidensi. Nei giorni scorsi, la pubblico ministero Paola Tonini ha chiesto alla Procura della Corte dei conti - che da anni ha un fascicolo aperto sul caso - di avere copia degli atti raccolti dalla Guardia di Finanza e degli accertamenti contabili effettuati: scatoloni. Ad attivare la Procura penale è stato un esposto del Codacons, di qualche anno fa, ma l’attualità del buco, rende attuali anche le indagini: di chi la responsabilità di oltre 40 milioni di euro sinora spesi per nulla, causa l’amianto scoperto in corso d’opera, che aveva fatto levitare tempi e costi fino a paralizzare il cantiere? È poi solo dell’amianto la responsabilità della disastrosa operazione? Uno degli interrogativi sul quale si è concentrata l’attenzione della Procura contabile - e che può interessare anche quella penale - è come sia stato possibile che nel volgere di poche settimane si sia passati da un progetto definitivo messo a gara per 94,5 milioni- opere che si aggiundicò nell'ottobre del 2007 la Sacaim, con un ribasso d'asta di quasi il 20% - a un progetto esecutivo di ben 136,9 milioni, con arredi per 20 milioni dei quali mai si era fatto cenno prima. A rendere complicate le indagini contabili - coordinate dal procuratore aggiunto Giancarlo Di Maio - era stata la difficoltà di reperire tutti gli atti: gli stessi dei quali chiede ora copia la Procura della Repubblica. Quelli acquisiti nel maggio del 2012 nell'ufficio dell'allora commissario straordinario Spaziante erano risultati insufficienti a dare un quadro di quanto avvenuto. Così, i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria erano andati a cercare nei meandri di quella "Struttura di missione" creata dal governo per la gestione delle opere straordinarie del G8 e per i 150 anni dell'Unità d'Italia, prima in forze al ministero del Turismo, poi alla Presidenza del Consiglio e finita sotto inchiesta per (altri) appalti in tutt'Italia. Poi c’è stata una complessa perizia (anche questa in copia alla Procura) in base alla quale circa metà dei costi si sarebbe potuta evitare accorgendosi per tempo della presenza di amianto: ma chi avrebbe dovuto accorgersene? Ora, quantomeno, le indagini sono due: una penale e una contabile.

 

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