La procedura giusta c’è ma è molto complessa

C’è un modo, anche se poco conosciuto e poco utilizzato, per chiedere la revoca della patente di un familiare con problemi di alcolismo. I familiari che desiderano farlo possono presentare un esposto...

C’è un modo, anche se poco conosciuto e poco utilizzato, per chiedere la revoca della patente di un familiare con problemi di alcolismo. I familiari che desiderano farlo possono presentare un esposto alle forze dell’ordine o alla prefettura,soggetti che poi a loro volta informano della segnalazione la Motorizzazione civile di Venezia, la quale interviene scrivendo al soggetto interessato e invitandolo a presentarsi per una visita alla commissione medica patenti, istituita presso l’Asl, e che per Mestre ha sede in piazzale Giustiniani. Una serie di passaggi (familiari-forze dell’ordine-motorizzazione-alcolista-commissione medica) che rendono la pratica farraginosa e che comunque è sconosciuta ai più, soprattutto ai famigliari.

L’ultima decisione spetta quindi alla commissione medica la quale deve valutare le condizioni psico-fisiche dell’automobilista sospettato di alcolismo. «Noi riceviamo non più di 4-5 segnalazioni all’anno che, a nostra volta, giriamo alla commissione medica», spiega. Marco Angeletti, che guida la Motorizzazione di Venezia, «ma la cosa fondamentale è che la segnalazione ci arrivi dalle forze dell’ordine. Non possiamo prendere formalmente in considerazione quelle arrivate dai familiari, ai quali però indichiamo il percorso da fare. Non prendiamo direttamente in considerazione le segnalazioni dei privati perché questo crea spesso tensioni familiari in contesti che spesso sono già difficili».

Il compito della commissione patenti, come spiega Nicola Gentile, medico del Sert, è quello di valutare nel suo complesso l’idoneità psico-fisica degli automobilisti, e a questo scopo possono richiedere anche una specifica visita alcologica». Non sempre però è facile capire chi si ha di fronte. Poniamo che l’automobilista stia due mesi senza bere prima della visita: non sempre ci sono elementi a sufficienza per valutare il tasso di dipendenza e la sua pericolosità sociale. E’ lo stesso dubbio che anima il gruppo dei familiari degli alcolisti anonimi di Marghera. Spiega Alberto, coordinatore del gruppo che proprio ieri sera ha festeggiato i 27 anni di attività: «L’alcolismo è una malattia che non si può curare da soli, ma che come prima cosa ha bisogno della volontà dell’alcolista di essere curato, quindi capisco le paure delle famiglie. Per questo se l’acolista non vuole fare il primo passo è importante che siano i familiari a farsi avanti, anche se spesso non sanno, come nel caso di Andrea, a chi rivolgersi e come comportarsi. Per questo è importante un’associazione come la nostra, alla quale chi vuole si può rivolgere per avere un supporto. La cosa migliore secondo noi in un caso come questo è che l’alcolista alla guida venga bloccato in flagrante». Con sanzioni che negli ultimi anni sono diventate più severe: con un tasso alcolemico tra 0,5 e 0,8 ammenda da 500 a 2.000 euro e sospensione della patente da 3 a 6 mesi. Tra 0,8 e 1,5 ammenda da 800 a 3.200 euro e arresto fino a 6 mesi, sospensione della patente per un periodo di tempo compreso tra 6 mesi e 1 anno. Oltre 1,5 ammenda tra 1.500 e 6.000 euro e arresto da 6 mesi ad 1 anno, con un minimo di 6 mesi, sospensione della patente da 1 a 2 anni e confisca del veicolo con la sentenza di condanna.

Delicato in questo contesto è il ruolo dei medici di base, come spiega Lucio Pasqualetto, della Federazione italiana dei medici di famiglia. «Se la richiesta ci arriva da un parente dell’alcolista» dice «da un lato dobbiamo anche preservare il rapporto di fiducia con il paziente alcolista, e dall’altro dobbiamo preoccuparci anche della salute pubblica». Insomma Pasqualetto lascia intendere che è difficile dare una valutazione generale su casi simili.©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia