La poiana ritorna nell’oasi Lipu di Gaggio
MARCON . Con un’apertura alare di 140 centimetri, la poiana si conferma una regina dei nostri cieli di pianura, e il personale della Lega italiana protezione uccelli (Lipu) veneziana ne ha censiti di recente tre esemplari nell’oasi faunistica delle cave di Gaggio.
Una presenza discreta, quella di questo grande rapace, che può tornare utile anche alle zone limitrofe alla stessa area protetta, specie per la catture di grossi ratti di cui la poiana si ciba. Un predatore naturale dei topi che, tra canalette e campi, trovano spesso spazi dove proliferare.
La poiana è infatti il più grande rapace presente in pianura Padana. Connotato dal forte mimetismo per favorire la caccia alle prede, questo rapace predilige aree boschive ma anche spazi aperti, e ben si adatta a zone urbanizzate.
Ma la sua bellezza e maestosità può essere anche un pericolo. Proprio per la sua apertura alare, infatti, questa specie è a rischio per le numerose linee elettriche di basso voltaggio presenti sul territorio.
«Il sistema di caccia adottato dalla poiana è davvero molto particolare», spiegano gli esperti della Lipu veneziana, «poiché si posiziona su qualche ramo e attende paziente le prede. Molti l’avranno vista impassibile a bordo di qualche strada o ferrovia. Questa specie si nutre prima di tutto di topi di qualsiasi dimensione, poi di rospi, lombrichi, chiocciole, uccelli, nidiacei, lucertole, leprotti, arvicole e carcasse. È una specie che validamente si contrappone ai topi, che sono invece in costante aumento, e questo poiché il numero di poiane presenti, seppur protette, è in progressivo e costante calo numerico nelle nostre aree di pianura».
Dopo la compromissione degli habitat, dovuta alla scomparsa dei grandi alberi, die boschi periurbani e dei filari delle siepi, uno dei rischi che compromettono la vita di questi rapaci è anche l’ingestione delle carcasse di roditori rimasti avvelenati da un’esca topicida. Cibandosi di un ratto avvelenato la stessa poiana muore tra dolori atroci.
La Lipu invita sia gli enti pubblici che i privati cittadini a non usare esche topicide, anche per la loro pericolosa diffusione nell’ambiente. Inoltre di rimuovere e smaltire le carcasse dei ratti morti come previsto dalla legge, per tutelare la sopravvivenza della poiana anche sul nostro territorio.
Simone Bianchi
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