La più grande fuga di Cvm del Petrolchimico
Un anno fa sei tonnellate di cloruro di vinile nell’aria, ma la verità viene a galla solo oggi
Non erano poche centinaia di chili come sosteneva la multinazionale Ineos Vinyls, ma tonnellate. Almeno 5-6 tonnellate di cloruro di vinile monomero, il gas cancerogeno tristemente famoso per aver ucciso tanti operai al Petrolchimico. La fuga di cvm in questione è del 6 luglio dell’anno scorso e su di essa non solo è in corso un’indagine del pm Giorgio Gava, ma c’è anche una procedura di accertamento della Commissione Europa sui rischi Industriali che ha ricevuto, in proposito, una relazione della commissione, appositamente incaricata dal ministero dell’Ambiente e composta da Arpav, Vigili de Fuoco e dell’Ispel. A denunciare «la più grande fuga di cvm a Porto Marghera» con un’interrogazione in Regione, è il consigliere dei Verdi, Gianfranco Bettin. La normativa europea e nazionale ha ormai messo al bando da anni il cloruro di vinile monomero - materia prima per produrre la plastica di pvc -, in quanto sostanza tossica e cancerogena in grado di sviluppare il terribile angiosarcoma (cancro al fegato) diagnostico negli operai morti al Petrolchimico; come documenta la sentenza finale del noto maxi-processo contro Enichem e Montedison per «omicidio colposo e disastro ambientale».
C’è di che preoccuparsi davanti al fatto che il 6 luglio dell’anno scorso, in pochi minuti, sono uscite 5 o addirittura 6 tonnellate di cvm da una falla apertasi sulla guarnizione di una condotta di filtraggio dell’impianto Cv24-25 dell’Ineos (ex Evc) di Porto Marghera. L’allarmante consistenza di questa mega-fuga di cvm è stata quantificata in modo preciso in una relazione tecnica del ministero dell’Ambiente italiano arrivata alla Commissione Europea Grandi Rischi Industriale e citata in una interrogazione alla Giunta regionale presieduta da Galan, presentata ieri a palazzo Balbi dal consigliere dei Verdi, Gianfranco Bettin. La denuncia. «A quanto risulta all’Arpav, la consistenza reale della fuga di cloruro di vinile ammonta ad almeno 5 o 6 tonnellate di cvm», scrive Bettin nell’interrogazione concludendo che «si tratterebbe, della più grande fuga di cvm nella storia di Porto Marghera, più consistente e grave di quella di 3 tonnellate del 1999, per la quale è stata condannata in tribunale l’allora Evc. In quell’occasione gli impianti del cvm furono fermati per alcune settimane ed intervenne il ministero dell’Ambiente con nuove prescrizioni». Bettin chiede alla giunta regionale «cosa sia davvero avvenuto il 6 luglio 2006, quante e quali sostanze tossiche e cancerogene siano state disperse e dove. E quali provvedimenti siano stati presi verso l’azienda perché non si ripetano più tali periodici incidenti». «Come mai - chiede ancora Bettin - il Comune di Venezia non è stato informato di questa gravissima situazione ben nota, invece, a Bruxelles» e «perché quel giorno non suonarono le sirene a Marghera e non fu allertata la popolazione?».
La relazione dei tecnici. Dell’incidente del luglio 2006 e della rilevante quantità di cvm scaricata, si parlò abbondantemente nei giorni che seguirono all’evento. In un primo momento la multinazionale Ineos, leader europea della plastica in pvc, quantificò la fuga di cvm (prima in forma liquida e poi, trasformatasi poi in gas), dovuta alla perdita di una guarnizione, in «pochi chilogrammi» che dopo una più attenta valutazione diventarono «170 o al massimo 200 chili». Una valutazione ben diversa da quella dei tecnici dell’Arpav e del Settore Ambiente della Provincia di Venezia - arrivati sul posto poco dopo l’evento, che parlarono subito di una quantità molto maggiore di gas fuoriuscito. Un’interrogazione alla Camera del deputato Paolo Cacciari (Prc) mise in moto anche il ministero che istituì un’apposita «commissione tecnica» - composta da esperti dell’Arpav, dei Vigili del Fuoco e dell’Ispel - che, dopo due mesi di lavoro, stese una relazione finale che è stata inviata poi alla Commissione Europea. Nella relazione di fa presente che le stime sulla maxi-fuga sono state elaborate sulla base dei dati sulle concentrazioni di cvm presenti nell’ambiente circostante (evacuato dagli operai), rilevanti in diretta da un «misuratore di flusso di massa» di cui è dotato l’impianto Cv24/25. Secondo i tecnici messi al lavoro dal ministero, la quantità di cvm fuoriuscito è stato di almeno 4 tonnellate e, in ogni caso, ha riguardato la sezione d’impianto in cui la stessa Ineos ipotizza un incidente grave (top eventi) con l’emissione di 7,2 tonnellate. Ora c’è da attendersi una decisione da parte della Commissione Europea sui Grandi Rischi Industriali che sta valutando questo incidente industriale «rilevante». Si attende anche la conclusione dell’inchiesta aperta un anno fa dal sostituto procuratore di Venezia, Giorgio Gava.
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