La pista ciclabile per Venezia si ferma davanti a un muro

I ciclisti devono passare sotto via della Libertà in direzione del Vega con la bicicletta in spalla per la chiusura del sottopasso della stazione 
Fotoagenzia Candussi / Chiarin / Via Paganello , Mestre / Sottopasso pedonale usato dai ciclo - turisti per andare a Venezia
Fotoagenzia Candussi / Chiarin / Via Paganello , Mestre / Sottopasso pedonale usato dai ciclo - turisti per andare a Venezia

VENEZIA. La pista ciclabile da Mestre a Venezia, attesa per vent’anni, realizzata con una spesa di oltre 1 milione e mezzo di euro, adesso si ferma contro un muro.

Fotoagenzia Candussi / Chiarin / Via Torino , Mestre / Cavalcavia Via torino chiuso accesso alle biciclette e pedoni
Fotoagenzia Candussi / Chiarin / Via Torino , Mestre / Cavalcavia Via torino chiuso accesso alle biciclette e pedoni

Un muro chiude infatti l’accesso al sottopasso ciclabile sotto via della Libertà. Dal bivio per il Tronchetto fino al Vega la pista è transitabile anche se manca ancora il bicipark al Tronchetto sotto il People mover.

Non succede lo stesso con i lavori di Rfi (Rete Ferroviaria Italiana, del gruppo Fs) sulla stazione dei treni di Porto Marghera, propedeutici al rifacimento completo dell’edificio finanziato con il bando Periferie, congelato dal governo Lega-M5s. 

L’ingresso al sottopasso ciclabile è stato definitivamente murato e non si sa quanto durerà questa situazione di empasse. «Ora il ciclista deve percorrere una deviazione su una strada malridotta e non ciclabile come via Paganello e quindi scendere una scaletta stretta e pericolosa per poi sottopassare la stazione», segnalano i blog di cicloturismo come quello di Paolo Bonavoglia.

Da Rfi, responsabile del cantiere, spiegano che i lavori sono fermi in attesa di capire come procedere, visto il blocco del Bando Periferie. Il progetto di Rfi prevede anche il rifacimento completo del sottopasso con una corsia pedonale e una ciclabile tra la stazione dei treni (dove termina la ciclabile di via Torino) e il Vega.

Il muro chiude l’uscita intermedia, spiegano, che comunque va dismessa.

Ma il percorso alternativo, come hanno provato ieri due cicloturisti asiatici in viaggio in bicicletta da Roma a Venezia, è ancora peggio: un passaggio, stretto e malandato, bici in spalla, sulla scalinata del collegamento pedonale di via Paganello, senza segnaletica informativa.

Un vero peccato, perché la pista ciclabile per Venezia è segnalata da tutti i principali circuiti cicloturistici europei e il biglietto da visita è tutt’altro che dignitoso.

Va anche detto che l’area tra via Torino e il Vega sarà interessata a breve da una vera e propria rivoluzione viaria, gestita dal Comune: due grandi rotatorie e un tratto di via della Libertà in viadotto. Lavori finanziati con i 15 milioni di euro dal Mise. Automobilisti, e ciclisti, dovranno pazientare.

Per le due ruote ci sono ben poche alternative: ma il Comune potrebbe far realizzare una pedana-scivolo sugli scalini di via Paganello, per passare portando le bici a mano e non in spalla e garantire una segnaletica adeguata. Una soluzione provvisoria meglio di niente.

Altrimenti per tre anni il Comune dovrà invitare le bici a restare in garage. Esclusa la corsa sul cavalcavia di San Giuliano dove passa il tram, qualcuno potrebbe pensare di correre in via della Libertà in strada, schivando auto e camion. Senza alcuna sicurezza. —


 

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