«La piazza è un deserto non paghiamo i plateatici»
«Non fate pagare i plateatici dei bar in piazza Indipendenza». La proposta-protesta arriva dai gestori e titolari delle attività che devono fare i conti con un'estate al di sotto delle aspettative e una piazza che, soprattutto nelle ore calde, è deserta. Bianca e caldissima, d'estate diventa una distesa infinita di piastrelle. Dopo un anno abbondante di lavori e chiusura per la riqualificazione tanto discussa, investimenti e mancati ricavi, ecco che i pubblici esercizi della piazza tornano a faticare per andare avanti.
In questo contesto è nata la proposta al Comune di dare un segnale forte alle attività e pubblici esercizi che non possono contare su un giro di gente in passeggiata che possa essere davvero gratificante dal punto di vista economico. E non possono neppure essere organizzati eventi tutte le sere. «Basterebbe non farci pagare quanto dobbiamo per l'occupazione con le terrazze esterne sulla piazza», spiega uno dei titolari, «perché per noi questo sarebbe uno sgravio importante nel bilancio complessivo delle attività. Abbiamo sofferto molto durante la chiusura per un anno della piazza e ancora dobbiamo risollevarci. Se il Comune ci facesse uno sconto», aggiungono, «magari per un anno, avremmo l'occasione per ripartire di slancio».
La nuova piazza non è decollata. La fontana è sempre rotta, anche se pare sia stata trovata finalmente la soluzione per la pompa. Esclusa la possibilità di coprirla, perché la Sovrintendenza non autorizza interventi di sorta che modifichino il progetto originale dell'architetto Galfetti. I pavimenti in terrazzo veneziano sotto i portici sono già crepati e spesso sporchi. Almeno non ci sono più i sonar contro i piccioni e questa è una bella notizia. Le frese tra le piastrelle sono piene di mozziconi gettati da incivili e teppistelli che si aggirano in piazza annoiati, mentre la migliore San Donà in piazza Indipendenza viene raramente a camminare, anche perché non ci sono parcheggi comodi.
Giovanni Cagnassi
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia