La Piave Vecchia a secco allarme degli ambientalisti

San Donà. In alcuni giorni si può attraversare anche a piedi l’alveo del fiume «Troppi detriti, manca la manutenzione. In caso di piena sarebbe un disastro»
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' DI P. - IL PIAVE QUASI IN SECCA
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' DI P. - IL PIAVE QUASI IN SECCA

Piave Vecchia senz’acqua, allarme ambientale a Chiesanuova. Nel silenzio delle istituzione, questo tratto antico del fiume, immerso nella natura, sta quasi scomparendo tanti sono i detriti accumulati nel suo alveo. Ormai, in certi giorni, l’alveo è quasi totalmente privo d’acqua, tanto che si può tranquillamente attraversare a piedi nella frazione Chiesanuova, verso il locale Old River.

A lanciare l’allarme sono i residenti, capeggiati dall’ex consigliere comunale Giuseppe Beppi Vidotto, il norcino di Chiesanuova, assieme alla federazione della Pesca, Fipsas, che denuncia un gravissimo problema ambientale e di sicurezza idrogeologica. A governare i flussi tra Piave Vecchia e Nuova ci sono le chiuse o porte, ma la paura è che comunque, da un momento all’altro, ci possano essere rischi di esondazioni che, con un alveo così alzato a causa dei detriti, sarebbero devastanti. «Mai si è visto il Piave, o meglio la Piave Vecchia, in queste condizioni», dice Vidotto, «ed è il risultato della trascuratezza in cui l’alveo è lasciato da troppo tempo. Il Genio Civile dovrebbe intervenire subito prima che sia troppo tardi. Una volta l’alveo veniva pulito e dragato con una certa costanza. Noi, da bambini, aiutavamo gli operai a togliere il fango. Adesso la Piave Vecchia si può attraversare anche a piedi. Sono scomparsi bisatti, carpe, tinche, cefali. Al massimo qualche pinco è riuscito a resistere. L’acqua era pulita, quasi si poteva bere, altro che uno stagno».

Il vecchio corso del Piave, regolato dalle chiuse è uno scorcio meraviglioso di paesaggio che dovrebbe essere preservato e tutelato. Ma è abbandonato a se stesso, come del resto il Piave “nuovo” che sfocia a Cortellazzo ed è frutto della deviazione operata dall’uomo. La Fipsas con Costante Marigonda, che è anche consigliere comunale, è molto preoccupata per la fauna ittica che rischia di terminare la sua esistenza in questo tratto del fiume. «Sono acque anche di nostra competenza», spiega Marigonda, «e in certi giorni si vedono i pesci affiorare o galleggiare in quelle che sono diventate più che altro delle pozze. Non possiamo assistere a questa situazione disarmante cui si deve porre assolutamente fine al più presto».

Della questione si è occupato anche Michele Zanetti dell’associazione naturalistica sandonatese. Gli occhi sono puntati sulla Piave Vecchia che quest’anno non ha creato problemi, come del resto il Piave, con gravi esondazioni. Ma il pericolo è sempre incombente e da più parti si invocano interventi risolutivi, soprattutto per il corso del Piave Nuovo, quello più largo verso la foce di Cortellazzo, per mettere in sicurezza gli argini, pulire le rive e dragare il fondo. Una piena come quella del ’66 oggi probabilimente sarebbe una sciagura ancora più grossa.

Giovanni Cagnassi

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