La perizia segreta: «L’Uomo Vitruviano può andare al Louvre»

Il parere favorevole dell’Opificio Pietre Dure di Firenze, istituto di restauro dipendente dal Mibac

VENEZIA. L’Uomo Vitruviano di Leonardo per l’Opificio delle pietre dure di Firenze potrebbe essere esposto al Museo Louvre. Il caso della trattativa segreta, portato alla luce dalla Nuova Venezia, adesso diventa solo politico.

Non si sa se il Ministero abbia chiesto ad altri enti un ulteriore parere tecnico, fatto sta che la risposta arrivata ieri dall’Istituto di restauro dipendente dai Beni culturali, è positiva. In sostanza si dice che il disegno si può esporre per sei mesi (tre a Venezia e tre a Parigi) se poi il periodo di riposo al buio nel caveau si raddoppia, passando da cinque anni a dieci. Si consiglia poi che l’opera viaggi protetto da una scorta armata.

Il documento fiorentino, riservato e non ancora diffuso, è firmato dal soprintendente a capo dell’Opificio Marco Ciatti ed è lungo quattro pagine. Il testo si compone di una premessa in cui si spiega che ogni volta che si presta un’opera è impossibile eliminare completamente il rischio che possa succedere qualcosa.

Prosegue poi ridimensionando la relazione tecnica effettuata da due esperte delle Gallerie dell’Accademia, la responsabile del Gabinetto Disegni e Stampa Valeria Poletto e il Funzionario Restauratore Conservatore Loretta Salvador. «Pur apprezzando le relazioni», si legge, «si ritiene che (...) non sia possibile evincere alcun problema conservativo intrinseco all’opera, pur fragile e delicata, così serio e grave che possa portare a negare il prestito».

Ciatti sostiene che, tenendo conto di una serie di precauzioni che elenca, «pur non potendo eliminare del tutto il rischio che inevitabilmente si correrà in caso di prestito, sicuramente lo ridurrà in maniera tale da poterlo far considerare accettabile».

Lo studio fiorentino parte dalla relazione tecnica delle Gallerie che, lo scorso ottobre, era stata alla base della risposta negativa alla Francia. In quel documento emergono alcune criticità: la conferma di alcune macchie storiche causate da un antico attacco di muffe e la presenza di alcune deformazioni del foglio dovute alla storia pregressa. Il punto che le Gallerie sottolineano come più preoccupante è «il solco profondo (...) più accentuato nella zona delle gambe (...) dove la carta ha subìto una pressione molto forte tanto da essere indebolita e fragile».

L’Opificio risponde che le deformazioni del foglio sono comuni ai disegni del Rinascimento e che «se la tenuta del materiale di supporto è stabile» non c’è pericolo di strappo. Per l’Opificio le possibili criticità tecniche evidenziate dalle Gallerie «appaiono francamente sovradimensionate e non collegabili a questa specifica richiesta di prestito». Per quanto riguarda altri tipi di rischio (attacchi terroristici, trasporto in generale e per la particolarità della città), l’Opificio dice infatti che «sono evenienze cui le Gallerie dovranno per forza far fronte in occasione di ogni spostamento e per tutte le opere». Ciatti si sofferma poi su come eventualmente trasportare l’opera (sulla cassa da utilizzare, sul montaggio, sul microclima e sulla luce da mantenere).

Ora si attende il parere del Mibac che dovrà decidere prima dell’inaugurazione della mostra su Leonardo alle Gallerie il 17 aprile. —


 

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