La Pasqua di Venezia, tra calli e campi deserti
Venezia. Venezia deserta. Le forze dell'ordine pattugliano le calli e i campi della città d'acqua, le strade di Mestre. Ma l'unico rumore, dalla laguna alla terraferma, è quella del silenzio. Piazza San Marco è vuota come non lo era mai stata e contare più di dieci persone contemporaneamente appare un'impresa.
È lo stesso tra le calli. Il ponte di Rialto sarebbe un ottimo palcoscenico per turisti, che certo non si perderebbero la possibilità di scattare selfie completamente soli. Non è così perché, in questa strana, ma non inedita (l'anno scorso era ancora peggio) domenica di Pasqua, i grandi assenti sono proprio i turisti.
L'immagine dell'erbaria è così distante da quella che tutti abbiamo negli occhi e nelle orecchie, caratterizzata dal vociare dei ragazzi, con i bicchieri di spritz in mano. Del resto, la conferma di questa stasi arriva dalle stesse forze dell'ordine. «È tutto tranquillo, Venezia è completamente deserta. Nessun intervento, la radio tace» fanno sapere dai diversi corpi.
Attraversando il ponte e arrivando in terraferma, la situazione non varia. A colorare i parchi sono degli sparuti gruppi di bambini, accompagnati da nonni e dai genitori, pronti a battere la ritirata prima di pranzo, in vista dell'appuntamento con l'uovo di Pasqua. È così soprattutto al Bissuola, mentre al San Giuliano si scorge qualche runner della domenica, che evidentemente ha deciso di prepararsi alla grande abbuffata con una bella corsa.
Piazza Ferretto e le strade intorno sono invece deserte. Ogni tanto, spunta giusto qualche famiglia, con le confezioni delle uova di Pasqua che sbucano dai sacchetti di plastica retti tra le mani. È la seconda Pasqua di Venezia in pandemia.
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