La pantegana è la regina della festa

Corteo acqueo del Coordinamento delle Remiere con le caorline mascherate da animali. Tanta gente e allegria
Di Vera Mantengoli
Interpress/Tagliapietra Venezia 27.01.2013.- Carnevale. Corteo acqueo remiere mascherate da Punta Dogana a Rio di Cannaregio. Solo della Pantegana.
Interpress/Tagliapietra Venezia 27.01.2013.- Carnevale. Corteo acqueo remiere mascherate da Punta Dogana a Rio di Cannaregio. Solo della Pantegana.

Le regine sono loro, le caorline colorate e mascherate, agghindatissime per la prima domenica del Carnevale "Vivi i colori" e splendide sotto un sole allo zenit che riscalda i corpi e gli animi della folla presente. Tutte in fila, addobbate con nastri e fiocchi, le imbarcazioni travestite da animali hanno fatto ingresso ieri a mezzogiorno a Cannaregio, accolte da un pubblico che continuava a fotografarle, riempiendo le fondamenta nonostante l’acqua raggiungesse il bordo e rendesse più scivolosa la riva.

La sedicesima edizione del corteo delle barche delle remiere, partito dalla Salute e composto da un centinaio di imbarcazioni e oltre 400 vogatori, ha percorso l’ultimo tratto passando sotto il Ponte delle Guglie, proseguendo poi verso il Ponte dei Tre Archi. In ricordo di una venezianità che il Coordinamento Remiere sta cercando di recuperare, si è dato spazio alle musiche locali che venivano trasmesse per tutto il canale, Inno di San Marco incluso.

A commentare la festa, la storia del Carnevale e a ricordare qualche curiosità l’artigiano Giovanni Giusto che, sulla prua di una peata, sventolava la bandiera con il leone. A pochi passi, appesa al Ponte dei Tre Archi, un altro animale catturava l’attenzione dei presenti. Era lei, la pantegana alata, costruita qualche anno fa proprio da Giusto e ideata dal giornalista Tullio Cardona. «È il simbolo dei veneziani», spiega Massimo D’Este di Spinea, «e sta a indicare che, anche quando tutti i veneziani non ci saranno più perché non riescono a sopravvivere in una città così cara e turistica, rimarranno le pantegane che sono dure a morire».

La pantegana sembra non dovesse esserci, ma ha fatto un blitz comunque: «In una riunione con l’Aepe», racconta Giusto, «ci è stato negato il volo della pantegana che avevamo inventato come Volo dell’Angelo, ma in versione veneziana e ci ha spiazzato. Ci hanno detto che non era bello mostrare una pantegana gigante mentre si vendeva il cibo, ma il gruppo musicale di Pellestrina La Nuova Origine ha anche scritto l’Inno alla Pantegana, per dire quanto invece era richiesta». La topolona con le ali, calata a fior d’acqua con un lancio di palloncini colorati, ha riscosso comunque molta simpatia, soprattutto tra i bambini. La festa è andata avanti ancora, aspettando gli ultimi arrivi: la caorlina pantegana color marrone, la magoga bianca, il cavalluccio marino verde, il pesce celeste, l’astice giallo e l’anitra arancio. «Per me è stata la prima volta», racconta emozionatissimo Davide Faraon che, con l’amico Nino Martucci, ha vogato per la Remiera Ponte dei Sartori, «ed è stato bellissimo passare per il Canal Grande e anche per Rialto perché, dalla barca, è stupendo». Tra le imbarcazioni più vistose quelle dei frati e quelle dei panda, ma anche qualche befana ritardataria che aveva tirato fuori dal baule qualche straccetto per l’occasione. Ieri, anche verso San Marco, non giravano ancora le maschere classiche: «La parata è stata bellissima», afferma Rebecca Marinetti, «ma non c’erano molti costumi sulle barche. È sempre bello, ma speravamo nel volo della Pantegana».

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