«La nuova agricoltura ha bisogno di ingegneri e tecnologie avanzate»
Marchionne (Genagricola): «Puntiamo sull’innovazione e sugli stimoli dei 12 neo laureati che lavoreranno con noi»

«Il futuro dell’agricoltura italiana è sicuramente positivo, ma bisogna essere in grado di programmarlo, non ci si può più permettere di fare gli agricoltori in maniera tradizionale». Alessandro Marchionne guida da qualche tempo Genagricola, con i suoi 13 mila ettari coltivati, semplicemente la più grande azienda agricola italiana.
Come si deduce dal nome è di proprietà del gruppo Assicurazioni Generali, che nel 1851 acquistarono la tenuta Ca’ Corniani (Caorle), recuperando una vasta area paludosa e malarica di 1.700 ettari di terreno. Sarà lui uno dei protagonisti della presentazione di Top500 Venezia giovedì prossimo (ore 17.30) nella sede di Confindustria Venezia a Mestre.
Dottor Marchionne cosa intende per agricoltura del futuro?
«Il progetto che abbiamo lanciato sull’agricoltura di precisione prevede l’utilizzo di tecnologie avanzate, in questo modo possiamo fotografare, prevedere gli andamenti climatici di breve periodo e calibrare i trattamenti zona per zona, riducendo l’impatto ambientale e il costo dei trattamenti. Sono investimenti che non tutte le aziende possono fare. Così intendiamo continuare ad affermare la nostra leadership nell’agricoltura italiana».
Il biologico è una via che intendete seguire?
«Per realtà come la nostra credo molto di più a iniziative di precisione, piuttosto che al biologico. Quando parliamo di 13mila ettari non ci si può permettere di fare un’agricoltura di nicchia, biologica: si deve guardare avanti, trovare nuove tecnologie e strumenti per essere sostenibili: questo è il futuro».
Quai competenze per l’agricoltura del futuro?
«Abbiamo varato l’anno scorso un progetto triennale per inserire nuovi collaboratori in tutto il gruppo, dall’enologia al marketing, all’agronomia. Oggi l’agricoltura tradizionale necessita di nuove professionalità che vanno oltre il tradizionale agronomo, servono ingegneri.
Con il Progetto Giovani entreranno nel gruppo 12 giovani neo-laureati, che si affiancheranno al personale già presente in azienda e forniranno nuovi stimoli, nuove visioni dell’agricoltura: il mondo dell’agricoltura si sta innovando in maniera forte e noi vogliamo essere protagonisti di questa innovazione».
Genagricola possiede diverse cantine in tutta Italia e vi avvalete della collaborazione del noto enologo Riccardo Cotarella. Come state impostando le nuove strategie?
«Oggi vendiamo 4 milioni di bottiglie all’anno, ma vogliamo crescere di più all’estero in termini di fatturato e sotto l’aspetto del posizionamento dei nuovi brand. Fiore all’occhiello della nostra produzione è l’Albarossa di Bricco dei Guazzi, un vitigno autoctono piemontese molto raro su cui puntiamo molto, un incrocio di nebbiolo e barbera, dà vita a vini di grande struttura e grande fascino.
L’ultima acquisizione nel dicembre del 2015, in Valpolicella, è stata condotta con l’obiettivo di aumentare l’appeal dell’assortimento dei vini sui mercati esteri. Siamo presenti anche in Romania, sulle colline della provincia di Arad, 110 ettari di vigneti danno vita ai vini di Dorvena».
Come si è concluso il 2017?
«Tra le colture cresce molto la barbabietola e soia, mentre sono stabili mais e grano. Non dimentichiamo che il 2017 è stato molto difficile per le colture: gelata tardiva ad aprile e il maltempo in veneto con trombe d’aria a settembre. Questi due eventi sono stati impattanti in particolare nella produttività nell’uva, ma li abbiamo superati».
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