La Mostra di Venezia fa il pieno di nomination all'Oscar

"La Forma dell'acqua" del Leone d'oro Guillermo Del Toro e "Tre manifesti a Ebbing. Missouri" (Miglior sceneggiatura a Venezia74) tra i candidati ai premi maggiori
Il regista italiano Luca Guadagnino
Il regista italiano Luca Guadagnino

VENEZIA. Dopo il pasticcio dell’anno scorso, quando un maldestro scambio di buste scippò dalle mani dei produttori di “La la land” il premio più importante, gli Oscar si riprendono la scena con nuove nomination, nuovi film, aspettative e pronostici. Chiodo scaccia chiodo anche se la memoria del “la la lapsus” (ossimoro che solo Hollywood poteva generare) aleggerà ancora per un bel po’ sulle teste di presentatori e annunciatori di statuette, in una serata che promette di essere tutt’altro che “so white”, come rimproverato qualche anno fa all’Academy, poco incline alle candidature afro-americane.

Venezia74, la videorecensione di "The shape of water"

Anzi, nella notte del 4 marzo, il nero potrebbe andare per la maggiore tra gli outfit dei protagonisti se il movimento “Time’s up” promuoverà una replica della protesta andata in scena ai Golden Globe per sensibilizzare Hollywood sul tema delle molestie che, c’è da scommettere, monopolizzeranno anche i discorsi dei premiati. Sarà un caso, ma l’edizione di quest’anno ha il numero della paura, 90: di non replicare la gaffe del 2017 e di non strumentalizzare un evento che, ha sempre qualcosa (discriminazioni di ogni genere) o qualcuno contro cui protestare (con Donald Trump che rischia di essere “oscurato” nel ruolo di bersaglio dai molestatori - o presunti tali - di turno).

Frances McDormand intensa interprete di "Tre manifesti a Ebbin. Missouri"
Frances McDormand intensa interprete di "Tre manifesti a Ebbin. Missouri"

Intanto ieri sono state annunciate le candidature ai premi, penultima tappa di avvicinamento al tappeto rosso del Dolby Theatre. A fare il pieno di nomination sono - come da pronostico - due film già presentati (e premiati) all’ultima Mostra di Venezia: “The Shape of Water” (Leone d’oro) di Guillermo del Toro (13 candidature) e “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” (7) di Martin McDonagh (miglior sceneggiatore al Festival), per quanto diversi, sembrano due facce della stessa medaglia nel raccontare un’America omofoba, razzista e violenta.

Venezia, "Three billboards outside Edding" profumo di Leone

Se il primo si affida alla metafora favolistica per denunciare la paura del diverso nella storia d’amore tra una donna delle pulizie muta e un uomo pesce in piena guerra fredda, il secondo si immerge nella provincia del Midwest dove una madre lotta contro tutti alla ricerca dall’assassino della figlia.

Il regista italiano Luca Guadagnino
Il regista italiano Luca Guadagnino

Non è più una sorpresa, invece, “Chiamami col tuo nome” dell’italiano Luca Guadagnino (nelle sale italiane da giovedì): quattro candidature pesanti (film, attore, sceneggiatura e canzone) per la storia d’amore, ambientata nella provincia di Cremona nell’estate del 1983, tra il diciassettenne Elio e un giovane dottorando americano, che chiude la c.d. “trilogia del desiderio” di un autore finalmente libero da pesanti e manieristici toni programmatici.

'Chiamami col tuo nome' agli Oscar con quattro candidature

La rosa dei candidati al miglior film abbraccia altre sei opere che si muovono tra storia, impegno civile, satira, formazione o elegante autorialità. “L’ora più buia”, biopic dedicato a Winston Churchill (6 candidature) e “Dunkirk”, sull’eroica operazione di recupero dei soldati inglesi spiaggiati sulla costa francese (8), condividono lo stesso periodo storico (la Seconda Guerra Mondiale in piena avanzata nazista) e il conflitto bellico come miccia di orgoglio nazionale (presentato in anteprima all'Arsenale di Venezia, proprio il giorno prima di Venezia74) . “The Post” (2) di Steven Spielberg rivendica il ruolo della stampa libera. La sorpresa “Scappa – Get Out” di Jordan Peele (4) usa toni horror per denunciare la svolta conservatrice dell’amministrazione Trump, mentre la commedia generazionale “Lady Bird” (5) celebra il talento indie di Greta Gerwig.

Chiude con cinque nomination il nuovo film di P.T. Anderson, “Il filo nascosto”, in quella che dovrebbe essere l’ultima apparizione sul grande schermo di Daniel Day Lewis, nei panni di un rinomato stilista inglese.
La rosa dei migliori registi dell’anno è forse quella che più di ogni altra rappresenta la cartina tornasole di un cinema dai canoni meno tradizionali: dal messicano del Toro al comico afro-americano Peele; dalla candidatura femminile di Greta Gerwig, all’autorialità di Anderson, fino al britannico Nolan che osserva la guerra dalla terra, dall’aria e dal mare. Sul fronte delle interpretazioni Gary Oldman/Winston Churchill è il favorito in una cinquina di emergenti (Timothée Chalamet nel film di Guadagnino e Daniel Kaluuya in “Get out”) e di veterani (Lewis e Denzel Washington). Anche Frances McDormand di “Tre manifesti” sembra un passo avanti sulle rivali, anche sull’intramontabile Meryl Streep, alla sua 21esima candidatura con “The Post”. Tra i non protagonisti maschili, difficile che l’Oscar non finisca nel bottino di “Tre manifesti”: sono candidati sia Sam Rockwell (favorito) che Woody Harrelson; tra i nominati c’è anche Christopher Plummer che ha cancellato Kevin Spacey dal film “Tutti i soldi del mondo” dopo lo scandalo che lo ha travolto. Mentre tra le attrici non protagoniste, la caratterista Allison Janney, madre terribile in “I, Tonya”, potrebbe trovare la meritata consacrazione.

L’Oscar per il miglior film straniero potrebbe finire in Libano, a un altro film “veneziano” premiato con la Coppa Volpi al miglior attore (L’insulto), in Russia (Loveless), in Cile (Una donna fantastica) o, ancora, in Ungheria (Corpo e anima) o in Svezia (The square). Niente Italia (che aveva candidato “A ciambra”) ma l’exploit di Guadagnino cancella la delusione.
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