La morte di Sinopoli non è legata alle conseguenze dell’aggressione

È l’esito della perizia consegnata al pm: De Simone e altri cinque indagati chiamati a rispondere del reato di lesioni ma non di omicidio. Il professionista mestrino morì 19 mesi dopo il pestaggio
Di Giorgio Cecchetti

Niente omicidio, restano indagati per lesioni volontarie gravi i sei giovani accusati di aver aggredito, nella notte tra il 2 e 3 settembre di due anni fa in via Verdi, Gabriele Sinopoli, che 19 mesi dopo è deceduto all’ospedale dell’Angelo.

Proprio a causa della morte della vittima rischiavano, infatti, di vedersi contestare l’omicidio, magari quello preterintenzionale, ma sempre del reato di omicidio si sarebbe trattato. Nei giorni scorsi, il medico legale Antonello Cirnelli ha consegnato al pubblico ministero Stefano Buccini gli esiti della sua consulenza in seguito all’autopsia che aveva eseguito sul corpo di Sinopoli, con lui aveva lavorato anche il neurologo Antonio Baldi. Nelle conclusioni alle quali sono giunti i due medici si legge che la morte di Sinopoli non è stata causata dalle conseguenze dell’aggressione. A provocare il decesso sarebbe stato «l’insufficienza multiorgano» in seguito a una serie di gravi patologie di cui la vittima aveva sofferto in precedenza, il trapianto del fegato, un infarto, un blocco renale. Nelle ultime settimane di degenza nel nosocomio mestrino, i medici avevano registrato degli attacchi di epilessia, che però erano sorti più di un anno e mezzo dopo l’aggressione e quindi non sarebbero stati provocati dal trauma provocato dai colpi ricevuti durante l’aggressione. Nessun nesso causale, quindi, tra le botte ricevute e il decesso.

Quando Sinopoli era morto, per i sei giovani il rappresentante della Procura aveva già chiesto il rinvio a giudizio per lesioni volontarie, ma il giudice non aveva fissato l’udienza proprio per attendere l’esito delle consulenze mediche che avrebbero potuto provocare la contestazione di una nuova accusa, quella di omicidio preterintenzionale. Esclusa ora questa ipotesi, il magistrato fisserà molto probabilmente l’udienza. Colui che materialmente avrebbe colpito Sinopoli con schiaffi e pugni è il 23enne Giuseppe De Simone, mentre agli altri cinque indagati (Marco Seibessi, 31 anni; Sebastian Troiani, 28 anni; Antonio Marigliano, 20 anni e Andrea Campagna, 26 anni, tutti residenti a Marghera, e Giuseppe Bartolo, 31 anni, di Zelarino) è contestato di aver concorso con il loro comportamento al reato.

Nell'autunno del 2012 l'unico a finire agli arresti domiciliari era stato De Simone proprio perché ritenuto l'unico ad aver colpito il consulente finanziario mestrino mentre stava rientrando a casa in Riviera XX Settembre assieme alla sorella. Il pm Buccini aveva chiesto per tutti i giovani il rinvio a giudizio per lesioni volontarie gravi, contestando loro il concorso morale con De Simone. Insomma, era stato soltanto lui a colpire la vittima prima e dopo che aveva parcheggiato la sua automobile, ma gli altri erano con lui intorno all'auto prima, sferrando calci e pugni alla carrozzeria, e anche dopo, all'interno del cortile.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia