La mano tesa dei ragazzi di “Venice Calls”: «Aiutiamo i giovani ucraini a inserirsi»
VENEZIA. Scatta l’emergenza e i Venice Calls scendono in campo. Lo hanno fatto con l’acqua alta del 12 novembre 2019 e ora con i rifugiati ucraini che arrivano a Venezia senza conoscere la lingua e senza avere amici. Così da fine marzo, al sabato, il giardino della nuova sede dell’associazione di giovani veneziani in Giudecca, è diventato anche il ritrovo di una ventina di ragazzi ucraini (due under 10 e il resto dai 13 ai 19 anni).
«L’obiettivo è metterli a contatto con la nostra trentina di volontari, insegnare un po’ d’italiano, dare la possibilità di fare nuove amicizie e introdurli alla città», spiega Sebastiano Cognolato, uno dei fondatori dell’associazione. «Sarebbe bello se le istituzioni culturali della città ci permettessero di portare questi ragazzi a visitare i musei, aprendo le porte per loro. Conoscere Venezia attraverso il suo patrimonio culturale è una delle chiavi per connetterli alla città».
Oltre a questo l’associazione ha bisogno anche di materiale come giochi, penne e quaderni, ma prima di portare qualsiasi cosa, Cognolato chiede che si prendano contatti via mail o via social.
«Grazie ad alcuni giovani volontari che parlano perfettamente italiano e ucraino e che abitano a Venezia, come Aleksej arrivato qui anni fa dalla Crimea, riusciamo a comunicare con loro» prosegue il portavoce. «Non abbiamo mai parlato di guerra perché non vogliamo entrare in campi che non sono i nostri e cerchiamo che queste ore siano un modo per aiutarli a inserirsi frequentando persone della loro età. Ogni volta che li vedo devo dire che sono sempre più bravi e conoscono sempre più parole».
La sede dell’associazione è nel chiostro Cosma e Damiano, circondato da un giardino dove si svolgono, complice il bel tempo, attività all’aperto.
«L’iniziativa è nata il 25 marzo, giorno del compleanno di Venezia, e ci è sembrato anche un bel segno perché speriamo che, una volta imparata la lingua, questi giovani possano seguirci nei progetti che facciamo per Venezia».
La ventina di ragazzi non si conosceva tra loro e ha subito stretto amicizia. Nessuno era mai stato a Venezia e osservano la città sull’acqua dove, con molte probabilità, si fermeranno, qualcuno anche per sempre. Ora, per permettere ancora di più che si integrino, c’è bisogno anche di qualche gioco e materiale e, magari, che alcune istituzioni diano la possibilità di visitare gratuitamente i musei. —
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