La mamma di Micol: «Ragazzi, fidatevi dei medici che vi seguono»
VENEZIA. «Ti senti come quando hai ripescato un naufrago che stava annegando e mentre lo stai portando a terra, ad un metro della riva, ti scivola dalle mani ed annega». Manuel Camuffo racconta così la morte della figlia Micol, 36 anni, che una sospetta overdose da eroina si è portata via giovedì notte. Manuel e la moglie Rosalba da quattro giorni hanno un unico pensiero: ma abbiamo fatto tutto per farla uscire dalla droga? Una domanda che difficilmente li abbandonerà anche se a questa figlia bella, intelligente e piena di vita sono stati vicino in tutti i modi, senza mai abbandonarla. L’ultima a sentirla è stata proprio la mamma Rosalba, giovedì sera.
Ma chi era Micol?
«Una ragazza intelligente, piena di energia, che adorava sciare. E che a un certo punto, dopo mille traversie, ha pensato di essere riuscita a riprendersi in mano la sua vita. Ma non è stato così. Da anni oramai era lontana dalla droga, aveva seguito un percorso di disintossicazione in una comunità ed era quasi arrivata al traguardo. Il novanta per cento del percorso era stato fatto. Mancava poco e lei era convinta di essere in grado di gestire la situazione e di limitare i farmaci che i medici le avevano prescritto perché diceva di non volere essere più dipendente da nulla. Purtroppo non è stato così, non è stata in grado di controllare la situazione e la vita le è scivolata via dalle mani. Ai ragazzi che si trovano nella sua situazione dico: ascoltate i tecnici, i medici che vi seguono, loro sanno cosa devono fare. Ascoltateli. Micol aveva iniziato ad avere problemi con la droga poco più che adolescente. Compagnie sbagliate e mille traversie, studi abbandonati e che ora voleva riprendere. Era come riprendere a vivere da prima dell’uso di droga. Certi momenti della sua vita sono stati un calvario, ma aveva trovato la forza di ricominciare».
Aggiunge il padre: «Micol ha sempre avuto lo spirito della crocerossina e doveva correre in aiuto a tutti, anche a chi non le era veramente amico. Negli ultimi tempi era in cura per stabilizzare l’umore e per riequilibrare il sonno. Per questo era seguita in maniera stretta dai medici. Nonostante ciò ha detto che doveva aiutare alcuni amici che avevano problemi di droga, Ci aveva spiegato che in particolare Nicola, un avvocato, le era stato vicino quando i problemi li aveva lei. Anche giovedì sera era da lui per questo motivo».
L’ultima a parlarle è stata la mamma. Racconta la signora Rosalba: «Volevamo che rientrasse a casa. L’ultima volta l’ho chiamata al telefono alle 23.30. L’ho sentita tranquilla e sorridente. Mi ha detto salutandomi: stai tranquilla, chiamami domani mattina alle 9. Così ho fatto. Ho telefonato diverse volte alle 9, ma anche alle 10 e altre mille volte. Ma nessuno ha mai risposto al telefonino e al fisso. Solo alle 13.30 al numero di casa quel Nicola ha risposto e mi ha detto: stia tranquilla signora Micol è uscita per andare a comprare un pacchetto di sigarette. Quando rientra la chiamerà. Micol era già morta, in quella casa, da dieci ore come ha stabilito il medico legale intervenuto. Poi non lo abbiamo più sentito. È sparito nel nulla».
Oggi sul corpo di Micol ci sarà l’autopsia. Per capire esattamente le cause della morte della donna bisognerà attendere l’esito degli esami tossicologici. Questo anche se il medico intervenuto ha scritto nel certificato dci morte: decesso da sospetta overdose.
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