«La maledizione De Luigi» Artisti veneziani in esilio

Gianni, regista e attore della Commedia dell’Arte, accusa: «Contributi tagliati, le istituzioni ci hanno dimenticato». Una mostra per Mario, spazialista del ’900
Di Alberto Vitucci

Lui la chiama «La maledizione dei De Luigi, l’essere continuamente lasciati nel limbo». Artisti di eccellenza, famosi all’estero, dimenticati dalla loro Venezia. A 66 anni compiuti, Gianni De Luigi, regista e attore della Commedia dell’Arte, protagonista di film di Fassbinder, ha deciso di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. «Questa città non onora i suoi figli illustri», dice, «da mesi chiedo udienza ai rappresentanti delle istituzioni culturali, propongo idee e progetti. Nessuno mi ascolta».

Una realtà drammatica, quella della produzione culturale. Gruppi musicali, artisti, ricercatori, danza, jazz e teatro. Sempre meno considerata e penalizzata adesso dal taglio dei finanziamenti del Comune e delle istituzioni che prima finanziavano, come la Fondazione Venezia. Sotto la scure è finita anche la Scuola della Commedia dell’Arte, fondata da De Luigi. Un ente culturale di eccellenza non soltanto per la memoria di una tradizione venezianissima. Ma per la formazione di giovani attori e registi. «Non si fa più, che importa, non rientra nei disegni strategici di questa città», accusa serio De Luigi, «meglio lasciare gli artisti in esilio nella Giudecca dantesca». La storia della famiglia è tutta legata all’arte veneziana. Il padre Mario, grande pittore del Novecento, fondatore con Lucio Fontana del movimento spazialista. Per lui, che creò insieme a Carlo Scarpa la prima scuola di Disegno industriale, presidente della Bevilacqua La Masa nei tempi d’oro e fondatore con Giuseppe Mazzariol del nuovo corso della Querini, soltanto una mostra nella chiesa di San Stae, negli anni Ottanta, e una retrospettiva a Ca’ Pesaro, 30 anni fa. «Mi parrebbe doveroso allestire per lui, come per gli altri grandi pittori veneziani dell’Otto-Novecento una mostra al Correr», dice De Luigi. Famiglia di artisti.

Il figlio maggiore di Mario, Lodovico, famoso all’estero per i suoi quadri «futuristi», come il celebre Polaris, sottomarino in piazza San Marco, le auto alla Salute e la chimica che soffoca la laguna. Anche lui più famoso all’estero che in patria, con i suoi cavalli esposti sulla piazza principale di Marsiglia, clienti francesi e americani. Infine, Gianni. «Ho fatto proposte di qualità per il Carnevale veneziano, mai nessuna risposta», dice, «me lo hanno sempre negato e il Carnevale sta diventando una kermesse». Eppure, ricorda De Luigi con un pizzico di orgoglio, il primo Carnevale dei teatri venne organizzato nei primi anni Ottanta... da Scaparro e De Luigi. «Allora portammo Les Comediants di Barcellona, fu la prima apertura del Malibran». Venezia a Napoli, commedia dell’arte, scuole di teatro cittadine. Un mondo che secondo il regista veneziano è stato dimenticato dalle Istituzioni. «Occorre riavvicinare la città ai suoi artisti e e alle realtà culturali di base», dice de Luigi, «che ci sono, hanno idee da vendere e tanto entusiasmo. proviamo».

Un esempio? La «nave dei folli», commedie sull’acqua realizzate in estate a bordo del Trabaccolo. Le hanno fatte in Istria, a Venezia no.

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