La lista Zaia si mangia anche la provincia

Arriva Zaia e azzanna anche in provincia di Venezia: la sua lista personale è il primo partito, con il 22,9 % delle preferenze. Il Pd perde così il suo pur stiracchiato primato e resta basito al 20%, anche se certo una parte di quel 4,2% ottenuto dalla Lista Moretti erano voti un tempo suoi. Terza forza in Provincia, la Lega al 15%: in picchiata rispetto al 26,5 del 2010, ma certamente in parte “ vampirizzata” dalla lista presidenziale.
A festeggiare sono i grillini veneziani: il loro 12,8% è la miglior performance nella Regione del Movimento 5 stelle: il 3% del 2010 sembra preistoria.
«Naturalmente il risultato di Venezia ci dà una grande soddisfazione», commenta Luca Zaia, che non potrebbe dire altrimenti, «un risultato che ci impegna con gli elettori che ci hanno dato fiducia ad occuparci con grande attenzione dei problemi di questo territorio: Porto Marghera, il turismo, le spiagge, la difesa dell’occupazione».
Le elezioni regionali 2015 rappresentano una provincia visceralmente di centrodestra, ma dove il verde - quello più laico-professionale di Zaia e quello più sanguigno-popolare della Lega - spazza via tutto, riducendo gli alleati a comparse, facendo un boccone di Forza Italia (5,8) e Fratelli d’Italia (2,5), che perdono ben 15 punti per strada rispetto al Pdl 2010, pur volendo considerare Ncd -Udc-popolari schierati con Tosi e inchiodati al 2%.
Considerando che il 7,2 per cento dei voti veneziani è poi andato alle liste che sostenevano Flavio Tosi presidente, complessivamente il centrodestra va oltre il 52 per cento del 2010.
Tracolla invece il centrosinistra: la coalizione Moretti ha ottenuto in provincia di Venezia il 26,3 per cento. Nel 2010, con Giuseppe Bortolussi candidato presidente sfiorò il 38. Undici punti in meno fanno molto male: il Pd veneziano ha perso per strada oltre il 6 per cento dei voti, anche se certo in parte intercettati dalla Lista Moretti. Una batosta che mette il Pd davanti all’obbligo di autocritica. «Evidentemente non è andata bene: saremmo ubriachi a dire il contrario», commenta il segretario provinciale del Pd Marco Stradiotto, «la colpa non è di uno, ma abbiamo sbagliato tutti. C’è un errore di partenza nell’approccio rispetto la campagna elettorale: non hanno pagato i temi politici nazionali, ma Zaia è riuscito trasformare quest’elezione in quella di un sindaco. Mai successo prima: erano i partiti facevano vincere il candidato, ora no. Bravo lui a porsi con quel piglio. Serve più lucidità a freddo nell’analisi: però mi aspettavo in provincia di essere sopra noi, invece è arrivato uno tzunami» . Voti statisticamente trasmigrati (almeno in parte) al Movimento 5 stelle, che se alle Regionali di cinque anni fa ottenne uno striminzito 3% , oggi è una forza solida anche nel panorama amministrativo locale, con il 12,8 per cento di voti conquistati in provincia di Venezia e il 14,3 di preferenze andate al candidato presidente Jacopo Berti, frutto di quel voto disgiunto di chi ha voluto dare un segnale a sinistra, salvo poi scegliere consiglieri dei partiti “tradizionali”. «È stata una campagna molto lunga e impegnativa, ma molto soddisfacente», commenta la neo consigliera regionale Erika Baldin, «in provincia di Venezia la percentuale del M5s è la più alta del Veneto: la coerenza viene riconosciuta dai cittadini». «Non sono stupito dei risultati, ma siamo andati oltre le più rosee previsioni», commenta il coordinatore della Lega Alberto Semenzato, che ha visto sfumare la sua elezione in consiglio e fa buon viso nonostante la Lega abbia pagato il successo personale di Zaia e della sua lista, «siamo felici ed è anche una grande responsabilità, per lavorare bene per il territorio: prima per i veneti, per la nostra gente, poi per tutti».
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