La linea diretta di container lascia lo scalo di Venezia
MESTRE. A cinque giorni dall’arrivo del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio - invitato per il 7 novembre all’inaugurazione del nuovo terminal acqueo e del tapies roulant sopraelevato all’aereoporto Marco Polo di Tessera - l’Autorità portuale conferma ufficialmente l’abbandono dello scalo di Venezia della linea diretta di container con il Far East. «Un disastro annunciato da tempo quanto evitabile», spiega una nota dell’Autorità Portuale di Venezia, «restituendo al porto con il Voops (Venice Offshore Onshore Port System) l'accessibilità nautica oggi sacrificata al Mose».
Per l’associazione degli operatori portuali Confetra e l’Autorità portuale presieduta dall’uscente Paolo Costa - alla vigilia del nuovo riassetto che lo unificherà con il porto di Chioggia, come previsto dalla riforma di riordino dei porti italiani - costerà «alle sole imprese del Nordest non meno di 10 milioni di euro all’anno di maggiori costi di trasporto».
Il danno sarebbe causato dalla nave da 6500 teu (container) che faceva regolare servizio nel porto commerciale di Venezia, sostituita dagli armatori da una nave più grandi da 10.000 teu. Troppo grande per poter entrare e uscire dalla laguna di Venezia, per raggiungere il terminal di Porto Marghera. «La nave porta-container», argomenta l’Autorità Portuale, «non arriverà più non per mancanza di mercato, anzi, ma per i limiti fisici che lo scalo ha, nonostante l'ingente lavoro di escavo e modernizzazione delle banchine realizzati in questi anni da Autorità portuale e dagli operatori che hanno fatto di Venezia il secondo più efficiente scalo dopo Genova per la movimentazione container, come confermano i dati di Conftrasporto, presentato al Forum di Cernobbio la scorsa settimana. La nave, infatti, scalerà solo Capodistria per servire dal Nord Adriatico orientale i mercati austriaci e dell’Est Europa. I mercati oggi serviti da Venezia (Pianura Padana, Svizzera e sud della Germania) verranno parzialmente raggiunti con un feeder da Capodistria, ma sono destinati a tornare ad essere serviti dagli scali dell’Alto Tirreno, se non da quelli del mar del Nord via Gottardo».
Il porto offshore da due miliardi di euro al largo di Malamocco (con un retroporto nell’area Montesyndial) è ancora in attesa del via libera del Cipe, malgrado la lettera inviata dal ministro Delrio al Comitato interministeriale per la programmazione economica a fine agosto, con la quale chiede l’approvazione del progetto preliminare e l'autorizzazione ad avviare il primo lotto. (g.fav.)
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