La libertà dell’individuo e il rispetto della scelta

L’opinione
Un frame tratto dal Videoappello di Fabiano Antoniani (dj Fabo) al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per EutanaSiaLegale.it pubblicato il 18 gennaio 2017. ANSA/EUTANASIALEGALE.IT +++ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING+++
Un frame tratto dal Videoappello di Fabiano Antoniani (dj Fabo) al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per EutanaSiaLegale.it pubblicato il 18 gennaio 2017. ANSA/EUTANASIALEGALE.IT +++ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING+++

Un musicista italiano di 40 anni, Fabiano Antoniani, cieco e tetraplegico dal 13 giugno 2014 dopo un incidente stradale in moto, è andato in Svizzera a cercare la “morte dolce”, e ieri mattina l’ha avuta. Si discute se sia corretto chiamarla eutanasia, perché c’è eutanasia quando la danno i medici, mentre qui ha fatto tutto lui da solo. Ma è una falsa questione. Si discute se sia giusto che un italiano, che decide in coscienza che per lui è meglio morire che vivere, debba recarsi all’estero e non possa trovare assistenza per il suicidio nel suo Paese. Si inveisce contro l’Italia, il suo governo, la sua civiltà, la sua religione, il suo Cristianesimo.

Non mi unirò a queste maledizioni. Qui c’è un problema più grande della capacità di comprensione di un partito o di un governo, che son tentati al massimo di sfruttarlo per averne un vantaggio elettorale. Sarebbe un errore votare adesso, in fretta e furia, la legge già pronta da anni in Parlamento, per poi vantarsene nei comizi.

Qui è in campo il riconoscimento della libertà dell’individuo, la coscienza, il concetto di vita, che cos’è, quando finisce, che senso ha, se si ha diritto d’interromperla, chi ha questo diritto, l’accettazione che l’altro possa avere una coscienza contraria alla mia, e l’accettazione che in tal caso io non solo devo accettare che lui attui la propria coscienza, ma devo anche collaborare con lui e aiutarlo. Sto dicendo, per uscire allo scoperto: anche un credente deve accettare che questo musicista volesse morire e sia morto.

Per il credente, la morte volontaria, il suicidio, è un oltraggio a Dio. Ma qui si tratta di comprendere che questa vita era un oltraggio al vivente. Cieco, viveva nel buio. Tetraplegico, non poteva fare nulla, neanche deglutire. Poteva sentire, e dunque ascoltare musica, ma lui era stato un musicista, e sentire l’arte che non poteva più praticare non lo consolava, ma lo faceva precipitare nella disperazione. Piangeva.

La sua vita era solo e sempre tortura. Ora, lo scontro è tra queste due posizioni: lui si attribuiva, e ha finito per attuare, il diritto di rifiutare la vita; di fronte a lui e contro di lui stanno coloro i quali pensano che l’uomo non ha questo diritto, ma costoro (che ammiro per l’altezza del principio a cui obbediscono) non finiscono per attribuirsi così il diritto di tortura? Hanno questo diritto? Quando urta contro il dolore “senza fine”, non è inconsolabile la vita umana? Non dobbiamo noi ammirare il coraggio di quest’uomo, se ne condividiamo la decisione, o piangere sul suo destino, senza alcuna condanna ma con umana comprensione, che è anche comprensione per noi stessi? Con lui, siamo morti un po’ anche noi.

È una notizia tristissima, la leggiamo con pudore. Di fronte a questa notizia, non ci regge il cuore di fare polemiche contro i parlamentari inetti, che non fanno mai questa legge, contro i governi insipienti, che non capiscono come anche da qui si misura il livello della nostra civiltà, della quale probabilmente non gliene importa nulla. Non lancerei il grido “la politica ha perso”. Abbiamo perso tutti.

Quando questa legge sul suicidio assistito sarà fatta (perché presto sarà fatta), il nostro fratello che non ce la farà più a vivere morirà cento chilometri prima invece che cento chilometri dopo il confine svizzero. Ma un membro dell’umanità che vorrà morire sarà comunque una sconfitta per tutta l’umanità. Questa è una battaglia che l’umanità può soltanto perdere. La pietà per questo musicista suicida è pietà per tutti noi. Chi non la prova non è umano.

fercamon@alice.it

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