La guerra per la sede approda in Procura ex segretario indagato
La guerra all’interno di Rifondazione comunista è approdata anche alla Procura della Repubblica. Il pubblico ministero Walter Ignazitto ha avanzato alcune richieste all’ufficio del giudice delle indagini preliminari, per ora coperte dal segreto, sulla base di una denuncia presentata dal tesoriere nazionale e rappresentante legale di Rifondazione comunista di Roma Marco Gelmini. L’ex segretario provinciale veneziano Renato Cardazzo, espulso assieme all’ex consigliere comunale Sebastiano Bonzio, all’ex consigliere regionale Pietrangelo Pettenò e ad altri, sarebbe finito sul registro degli indagati per i reati di esercizio abusivo delle proprie ragioni e per attentato contro i diritti politici, un’accusa che può costare una condanna da un anno a cinque di reclusione, stando al codice penale.
Al centro della denuncia firmata dall’avvocato romano Cesare Antetomaso per conto dei vertici romani di Rifondazione la sede di via Buccari, a Mestre, quartier generale del Comitato politico regionale del Veneto. Stando alle accuse, Cardazzo ed altri, tra cui l’ex tesoriera Virna Bordin, l’ex segretario regionale Mauro Tosi, l’ex segretario veneziano Andrea Bonifacio, tutti espulsi, avrebbero materialmente impedito a quelli di Rifondazione di utilizzare i locali della sede, gli schedari degli iscritti e tutti gli strumenti solitamente usati durante una campagna elettorale (quella delle regionali e quella delle comunali). Sempre secondo la denuncia, lo avrebbero fatto con la violenza.
«Quella sede», sostiene l’avvocato Antetomaso, «è composta di due locali, divisi uno dall’altro, e sarebbe stato possibile suddividere in due in modo che ognuno dei due gruppi potesse utilizzare un locale. Anche questa proposta è stata respinta e così coloro che sono stati espulsi hanno impedito a quelli dei Rifondazione di svolgere un diritto politico garantito dalla Costituzione a tutti i cittadini». Il legale romano assicura di aver presentato la denuncia alcune settimane prima della scadenza elettorale in modo che l’intervento della Procura potesse sbloccare la situazione prima della campagna elettorale in modo da permettere l’uso della sede prima del 31 maggio. Questo però non è accaduto: «È comunque comprensibile», aggiunge l’avvocato Antetomaso, «visto che c’era in corso uno scontro elettorale e qualsiasi decisione avrebbe potuto essere utilizzata politicamente». Comunque, anche gli espulsi hanno presentato una denuncia penale, che è approdata in Procura.
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